Con l’arrivo dell’estate, a Milano accade qualcosa di curioso: il centro si sposta.
# La stagione d’oro dell’Idroscalo
Un tempo, tra la fine degli anni ’90 e l’inizio dei 2000, il cuore dell’estate milanese batteva all’Idroscalo. Era l’epoca delle discoteche: da giugno, molti locali chiudevano i battenti in città e si trasferivano sulle rive del bacino artificiale appena fuori Milano. L’Idroscalo era anche il regno dei grandi concerti e degli eventi open air. Unico difetto? I collegamenti: scomodi e mal congegnati. Non solo: l’Idroscalo non è Milano. Almeno non secondo quei confini amministrativi folli che rendono Milano la più “piccola” delle metropoli europee. Ma questa è un’altra storia.
Il fatto è che ancora oggi, il centro di Milano in estate non è più… il centro. È cambiata la zona. Addirittura ci si è spostati dal lato opposto della città. Proprio in quella zona che è un tempo nel periodo estivo trovava pace rispetto all’intensa stagione invernale.
# San Siro, dal silenzio estivo a quartiere dove succedono cose

Concerto Bob Marley 1980
Fino a pochi anni fa, San Siro viveva solo in occasione delle partite di calcio. Almeno come potere di attrazione sull’intera città e oltre. Poi, d’estate, lo stadio andava in vacanza. Ad eccezione uno, massimo due concerti, epici che avvenivano durante la stagione. Concerti talmente eccezionali da entrare nel mito, come quello di Bob Marley o quello di Bruce Springsteen. Per il resto, l’arena restava vuota, così come sonnecchiava tutto il quartiere. Oggi tutto è cambiato.
Chiunque andasse oggi a San Siro in qualunque giorno di giugno o di luglio si ritrova la ressa che ormai manca in qualunque altra parte di Milano.
Tre grandi spazi per concerti – La Maura, l’Ippodromo, lo stadio – attirano folle da tutta Italia. Giovani, famiglie, fan, curiosi. Persone che scelgono questo quartiere perché qui succede qualcosa. E che portano nel quartiere vitalità, colore e novità ogni giorno.
# Il nuovo centro di gravità permanente… in periferia
Chi vive o frequenta San Siro in questo periodo lo percepisce: questa zona, per quanto “periferica”, è capace di trasformarsi nel vero centro emotivo e culturale della città.
Ed è una prova concreta che anche una periferia può diventare centrale, a Milano.
Ed è proprio questo il punto: San Siro rappresenta oggi un modello vincente per come considerare e gestire le periferie. Vediamo perché.
#1 Eventi forti = attrattività istantanea

La presenza di grandi eventi è il motore di tutto.
Un quartiere che ospita un concerto di Timberlake, dei Duran Duran o dei Coldplay non è più una periferia: diventa un riferimento nazionale, se non internazionale.
E quindi questo può far capire come debba essere prioritario per un’amministrazione vincente quello di immaginare di colorare di eventi anche temporanei i diversi quartieri, ognuno ad esempio con un tema differente. San Siro è perfetto per lo sport e gli eventi musicali, Lambrate per alcuni anni è stato uno dei fulcri del design. Ci potrebbe essere il quartiere della Scienza, quello dei media, con eventi di richiamo internazionale come accade, ad esempio, nei diversi centri della Costa Azzurra. Serve solo una strategia intelligente e coraggiosa, che abbia il coraggio di andare oltre la burocrazia e le proteste di comitati sempre contrari a tutto. Ma non è solo la presenza di eventi a rendere San Siro un modello: è anche come concepito lo spazio.
#2 Il regno del verde: il sogno già realizzato dei milanesi

Parco delle Cave
In una città che boccheggia di mancanza d’aria e dove il verde è scarso, anche nelle nuove piazze tutte di cemento, chi capita a San Siro può pensare di essere nel paradiso terrestre. Siamo in città, eppure il verde domina. Viali alberati, parchi, giardini. San Siro è concepito come molti milanesi in realtà vorrebbero trasformare Milano. Ma la soluzione ce l’abbiamo già qua, anche se molti milanesi non lo sanno neppure. E oltre al verde c’è anche l’urbanistica.
#3 Urbanistica tipo città modello di Canada o Scandinavia

San Siro, soprattutto nella zona tra via Harar e il Qt8, sembra una cittadina del Nord Europa o del Canada: villette, piccoli condomini immersi nel verde, niente muri grigi, niente colate di cemento. E ampi spazi aperti.
Certo, esistono anche le criticità, come alcuni orrendi palazzoni di case popolari, ma il tessuto urbano è uno dei più equilibrati della città.
Perché non ripartire da qui per reinventare le periferie milanesi?
#4 Connessioni da zona centrale: il vero segreto del successo
Pochi minuti e si è in centro. Due linee della metropolitana – la rossa e la lilla – la attraversano. Anche i collegamenti automobilistici sono straordinari: viali larghi e scorrevoli la connettono a CityLife in pochi minuti.
Non è un quartiere-dormitorio. È un quartiere in dialogo continuo con il resto della città. Ed è proprio questo che fa la differenza tra periferia e centralità.
Questi quattro ingredienti vincenti diventano imbattibili se ne arriva un quinto: la costruzione del futuro
#5 Dove si crea il futuro: l’ambizioso progetto di stadio e infrastrutture collegate
Un po’ come Expo per Milano. Un quartiere ha bisogno di una componente fondamentale: il futuro. Il futuro per un quartiere significa progetti in grado di portare linfa e trasformazione. Come accaduto a Porta Nuova o a Citylife. A San Siro il futuro è di casa. Si parla del nuovo orizzonte della Maura, dell’estensione della metro, dei quartieri residenziali, delle nuove terme all’Ex Montel, ma soprattutto si parla di quello che potrebbe accadere con il nuovo stadio. Questo potrebbe essere un magnete se si riuscirà a concepire il nuovo stadio come un punto di partenza per fornire a San Siro quello che forse oggi manca al quartiere: un centro commerciale e dei servizi all’altezza delle migliori zone di Milano.
# La nuova vita per le periferie si costruisce con questi ingredienti (non con gli slogan)
Le periferie diventano dei poli di attrazione quando si uniscono cinque elementi:
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Grandi eventi
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Verde diffuso e vivibile
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Urbanistica pensata per le persone, non per i volumi
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Connessioni rapide ed efficienti
E sopra tutto: una visione del futuro.
San Siro ce l’ha. E Milano farebbe bene a imparare da lei.
Continua la lettura con: Arco della Pace: il luogo più frequentato e più attrattivo…peggio servito dai mezzi
ANDREA ZOPPOLATO