Non c’è insegna e nessuno riferimento evidente. Per entrarci è necessario una parola d’ordine, che si ottiene solo… risolvendo un gioco. Scopriamo come è fatto il bar più nascosto di Milano.
# Segui il Coniglio Bianco: ingresso riservato e accesso da decifrare con un indovinello

È il coniglio ansioso e trafelato che apre “Alice nel Paese delle Meraviglie”. Ma non solo. E’ anche il bar più nascosto di Milano. Per accedere al White Rabbit serve una parola d’ordine. La si ottiene risolvendo un indovinello mensile, inviato in via riservata agli iscritti sul sito ufficiale e il sistema di accesso cambia di mese in mese richiedendo un’interazione attiva da parte del pubblico. L’ingresso è nascosto dietro una vetrina anonima in zona Isola e si apre solo quando una luce interna viene accesa. Nessuna insegna, nessun riferimento visibile, e una volta entrati si attraversa un armadio che conduce all’interno vero e proprio. Tutto è costruito per creare l’effetto di un varco in un mondo parallelo. Dove si entra nel Paese delle Meraviglie.
# Rievoca gli speakeasy americani degli anni ’20 con una cocktail list “criminale”

L’ambiente rievoca gli speakeasy americani degli anni ’20. Ogni elemento è pensato per catapultare il cliente in quell’atmosfera: luci basse, tende pesanti, lampadari imponenti, carta da parati, grammofoni e poltrone vintage. Anche il personale contribuisce all’atmosfera, con i bartender che indossano maschere da coniglio bianco. La drink list segue un’idea tematica precisa: ogni cocktail è presentato come se fosse parte di un archivio criminale. Ispirati a gangster italoamericani, i drink portano nomi e numeri di matricola, con aggiornamenti semestrali. L’aspetto visivo e la qualità degli ingredienti sono trattati con la stessa attenzione. L’impressione generale è che nulla sia lasciato al caso, nemmeno nei dettagli.
# Suddiviso in più stanze con un’area sotterranea dove sembra di entrare in una bisca clandestina

Il White Rabbit è suddiviso in stanze, con zone soppalcate e un’area sotterranea che richiama l’estetica delle bische clandestine. Alcune serate prevedono musica jazz dal vivo, altre si svolgono in un silenzio quasi teatrale. Nonostante sia aperto dal 2018, resta escluso dai principali circuiti informativi e la sua promozione avviene quasi esclusivamente tramite passaparola. L’ambiente, contenuto nelle dimensioni, favorisce una fruizione riservata e chi entra partecipa a qualcosa che somiglia più a una messa in scena che a una serata al bar. Sei pronto a risolvere l’indovinello?
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FABIO MARCOMIN