Il Villaggio poco «Olimpico» di Milano: le tre note stonate di un progetto da medaglia di legno

Le tre grandi pecche nella rigenerazione dell'ex Scalo Romana: si farà in tempo a rimediare almeno in parte?

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Roberto Binaghi - Verde lato Villaggio Olimpico
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Entro il 31 luglio è prevista la consegna del Villaggio Olimpico alla Fondazione Milano Cortina 2026. Il primo tassello della rigenerazione dello Scalo Romana è quindi pronto, ma ci sono almeno tre aspetti che stridono con il contesto da cui ha avuto origine. 

# A fine luglio prevista la consegna dell’area degli atleti a Fondazione Milano Cortina 2026

Comunicato Stampa – Villaggio Olimpico

Il primo luglio 2025 il Villaggio Olimpico è stato consegnato a Coima Sgr, che a sua volta dovrebbe porlo nella disponibilità di Fondazione Milano Cortina 2026 entro fine mese, con tre mesi di anticipo. Si tratta della prima area rigenerata del grande progetto di riqualificazione urbana dello Scalo di Porta Romana, un intervento di circa 60mila mq sui 190mila coimplessivi. Accanto alle sei stecche destinati ad ospitare 1.400 atleti, si aggiungono due edifici completamente riqualificati:

  • ex “Squadra rialzo“, un tempo utilizzata per la manutenzione dei convogli ferroviari, e durante le Olimpiadi con funzione di area ristoro con cucina per gli atleti;
  • l’edificio “Basilico“, ex magazzino dello Scalo simbolo del lavoro del celebre fotografo meneghino Gabriele Basilico, da utilizzare all’accettazione degli ospiti.

A settembre 2026 la trasformazione del villaggio nel più grande studentato d’Italia, con 1.700 posti letto a disposizione.

Tutto bene quindi? Non proprio. Ci sono diverse cose che sembrano fuori luogo in un’opera di questa natura. 

#1 Architettura in stile Olimpiadi di Mosca del 1980

La prima nota stonata riguarda la qualità architettonica del Villaggio Olimpico. Sono state molte le critiche piovute negli ultimi mesi, per l’estetica ritenuta discutibile: un «dormitorio aziendale dell’era Brežnev», «un carcere» o addirittura peggio «dell’architettura socialista a Leningrado». Marco Ferrario, presidente di Progetto CMR e alla guida della direzione lavori generale e architettonica ha dichiarato a proposito: «io dico che le opere bisogna vederle una volta finite e già vissute. Già di sera, ora, con le luci, c’è tutta un’altra atmosfera. Quanto al colore, è stata scelta una tinta chiara anche per una questione di sostenibilità ambientale». Un’opera che doveva essere una medaglia d’oro di avanguardia sembra invece partire con il freno a mano. Almeno a livello estetico. Ma non è il solo difetto. 

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#2 Il verde scomparso: via la foresta sospesa e meno prati tra gli edifici

Primo masterplan Scalo Romana

A caratterizzare il masterplan del progetto di rigenerazione dell’ex Scalo Romana c’è un altro elemento fondamentale: il verde. Nei circa 190mila mq di superficie, accanto a residenze, uffici, social housing, student housing e servizi, oltre il 50% è infatti destinato a verde pubblico attrezzato, di cui una parte preponderante nel parco “collina” nella porzione centrale dell’area a coprire la ferrovia.

In base a quanto mostrato dai rendering, il verde, composto da prati, aree umide e orti, dovrebbe essere presente anche a correre lungo la ferrovia e permeabile tra gli edifici. Il cambio della configurazione dei palazzi, dalla forma di “c” con corti interne alle stecche (nel caso del Villaggio Olimpico ndr) sembra avere ridotto di molto questa possibilità. Una conferma arriva dalle immagini di questi giorni scattate da Roberto Binaghi, nelle quali si può notare catrame, cemento e qualche alberello nella zona attorno al Villaggio Olimpico e nei vialetti tra le sei stecche.

Foresta sospesa cancellata

A questo si aggiunge la cancellazione della “foresta sospesa”, una passeggiata verde lunga oltre un chilometro pensata per attraversare l’area da est a ovest con alberi lungo tutta la sua lunghezza. Da corso Lodi a via Ripamonti. 

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#3 Uno spazio olimpico… ma senza spazi per fare sport

Roberto Binaghi FB – Villaggio Olimpico fronte Ripamonti

Eccoci infine al paradosso: la mancanza di spazi per praticare sport. Possibile che nel luogo scelto per realizzare il Villaggio Olimpico non ne siano stati previsti? In base al progetto dovrebbero esserci dei playground per praticarlo all’aperto, in teoria negli spazi presenti nella foto in alto, anche se in numero minore rispetto alla prima ipotesi di masterplan. Se non sono stati stralciati nell’ultimo periodo, dovrebbero venire realizzati.

Troppo poco però in una città dove, come ricorda Roberto Binaghi, «mancano strutture sportive comunali ma ovunque costruiscono nuovi complessi e mini quartieri nessun architetto prevede la costruzione di palazzetti, piscine, campi sportivi». L’estate delle piscine chiuse, solo tre quelle all’aperto in funzione, è solo l’ennesima dimostrazione che a Palazzo Marino dell’attività sportiva dei milanesi interessi poco o nulla.

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FABIO MARCOMIN


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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.

1 COMMENTO

  1. OLIMPIADI 2026 MI-CORTINA ……………….MOSCA………………….palazzo Marino ??? chi ne è il respos. SALA ?????????????????????Si spera in un gran fallimento così Sala se ne va prima della scad.
    Finiti i bei tempi dei gran costruttori italiani, Pizzarotti, Astaldi (prima del fallimento con la nuova generazione) Impregilo-Salini e tanti altri. Oggi ”la torta” è COIMA CATELLA E SOCI. FONDI.
    VERGOGNOSO. Vedesi il centro di MI TUTTO CEMENTO, IL VERDE COSTA………………
    PERCHE’ NON PARLATE MAI DI COIMA ???????????????????????

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