L’assurda vicenda del palazzo del ghiaccio: il tempio dello sport dimenticato dalla politica

A pochi mesi dai Giochi Milano-Cortina 2026, la città resta senza impianti per il ghiaccio: un doppio paradosso olimpico per la città

0
brigata.faraonica IG
I Libri di Milano Città Stato a casa tua: scopri come fare

Milano ospiterà le Olimpiadi invernali del 2026, ma il suo storico palaghiaccio è inutilizzabile. Non era sede di gare, ma resta il paradosso: una città olimpica senza un impianto attivo per gli sport su ghiaccio.

# Dal centro dell’hockey nazionale all’abbandono

brigata.faraonica IG

L’Agorà di via dei Ciclamini è stato il principale palazzo del ghiaccio di Milano. Inaugurato nel 1987, ha ospitato per oltre trent’anni allenamenti e partite ufficiali di hockey su ghiaccio, pattinaggio artistico e short track. Ha accolto le gare casalinghe dell’Hockey Milano Rossoblu, poi dei Milano Bears, e manifestazioni di livello nazionale e internazionale. L’impianto era dotato di una pista regolamentare e di una tribuna da circa 1.200 posti. Dal gennaio 2023 è chiuso e inutilizzabile. La gestione era affidata alla società Agorà srl, che ha lasciato la struttura per l’impossibilità di sostenere i costi di affitto ed energia. Da allora l’impianto non è più stato riaperto, diventando progressivamente un edificio dismesso.

# Degrado, occupazioni e incendi in sequenza

wikimilano – Incendio Agorà

Nel corso del 2024 e 2025 la struttura è stata oggetto di occupazioni abusive, furti e incendi. Nell’ottobre 2024 un collettivo contrario alle Olimpiadi ha occupato l’edificio per tre giorni. Nei mesi successivi si sono verificati episodi di vandalismo e furti di rame. A maggio 2025, a distanza di una settimana, sono stati registrati due incendi all’interno dell’impianto. Le cause sono state attribuite a roghi dolosi, appiccati con ogni probabilità da soggetti entrati abusivamente. Gli impianti sono stati danneggiati, ma non si sono registrati feriti. L’edificio è oggi privo di sorveglianza. Il complesso è diventato un punto critico per il quartiere Arzaga e un simbolo di incuria urbana, a pochi mesi dai Giochi invernali.

# Quattro progetti, nessuna riapertura

milanopost – Interno Agorà

Già nell’ottobre 2022, quando era evidente che Agorà srl non sarebbe stata in grado di proseguire la gestione, il Comune ha avviato due avvisi esplorativi per trovare un gestore temporaneo e uno definitivo. Nessuna delle due procedure ha avuto esito. Nel 2023 è stata avanzata una proposta da parte di IceLab, già attiva a Bergamo, che però non ha avuto seguito. Il 17 ottobre 2024 l’Accademia del Ghiaccio, che gestisce l’impianto di San Donato, ha formalizzato una proposta per un nuovo stadio da 1.000 posti. Anche questo tentativo non si è concretizzato. Nella primavera del 2025, durante una commissione comunale, è stato discusso un piano alternativo: la riconversione dell’Agorà ad altri sport indoor, come basket, nuoto o ginnastica. Il 9 giugno 2025 è stata protocollata una nuova proposta progettuale, resa pubblica dal Comune tre giorni dopo. È attualmente oggetto di istruttoria tecnica. Se giudicata di interesse pubblico, porterà all’avvio di una procedura ad evidenza pubblica.

# Una città senza impianti per sport invernali

Onirism – Pala Italia

Milano non dispone attualmente di impianti attivi per gli sport invernali. L’Agorà era l’unico palazzo del ghiaccio operativo in città prima della chiusura. Gli altri impianti lombardi si trovano fuori dal territorio comunale. La nuova arena in costruzione a Santa Giulia, destinata a concerti ed eventi sportivi indoor, potrà ospitare le partite olimpiche di hockey su ghiaccio solo in deroga alle norme del CIO. Nessuna disciplina su ghiaccio è oggi quindi praticabile in modo strutturato. Un doppio paradosso, per la città che ospiterà le Olimpiadi invernali del 2026.

Naviga su Milano Città Stato senza pubblicità

Continua la lettura con: Il Villaggio poco «Olimpico» di Milano: le tre note stonate di un progetto da medaglia di legno

FABIO MARCOMIN


Articolo precedentePerché in Italia il lavoro non è parte della crescita personale?
Articolo successivo«Sciagurato interrompere il secondo passante»: le tre ipotesi di percorso per rilanciare il progetto
Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome