Il Comune di Milano costruisce fuori dai suoi confini: la Grande Milano nascerà dall’immobiliare?

Un piano edilizio fuori confine potrebbe anticipare la nascita della Grande Milano o meglio ancora della CIttà Regione?

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Un’operazione inedita: coinvolge territori vicini e proprietà del Comune di Milano.
Nel mirino ci sono aree fuori città e un nuovo modo di affrontare l’emergenza abitativa.
Potrebbe essere il primo passo concreto per dare vita alla tanto auspicata Grande Milano?

# Case per i milanesi, ma costruite fuori da Milano

@Atm

Cologno Monzese, Gorgonzola e Gessate: tre Comuni fuori dai confini ufficiali di Milano, ma al centro di un’operazione che potrebbe cambiare il modo in cui immaginiamo la città. Il Comune di Milano è proprietario di terreni in queste aree, si tratta di circa 300mila mq, eredità dei grandi espropri per la costruzione della linea metropolitana M2. Parcheggi abbandonati, fasce di viabilità in degrado, depositi dismessi: tutto ciò che finora era inutilizzato ora diventa risorsa. Il progetto “Sistema Abitare”, approvato dalla giunta e presentato il 19 giugno dall’assessore Emmanuel Conte, punta a trasformare questi spazi in case popolari e servizi accessibili. Case per i milanesi, ma costruite fuori da Milano. L’obiettivo è usare ciò che già esiste, ovunque si trovi, per rispondere alla domanda crescente di abitazioni. 

# Dalla sperimentazione locale alla visione metropolitana

Andrea Cherchi – Piazza del Duomo

L’aspetto più interessante dell’iniziativa non è tanto il “cosa”, ma il “come”. Il progetto non nasce da un grande piano regolatore o da una riforma urbanistica, ma da una pratica concreta e replicabile. Si è partiti da ciò che c’era: proprietà comunali inutilizzate, contatti istituzionali già avviati, bisogni sociali urgenti. Il 9 giugno, il Comune di Milano ha firmato un verbale d’intesa con i sindaci dei tre comuni coinvolti, creando un Tavolo Intercomunale che guiderà la progettazione e lo sviluppo delle nuove aree. Il laboratorio che ne nasce non si limita all’edilizia, ma prevede anche spazi per servizi, cultura, sport e mobilità. Non è un caso che si sia scelta la linea M2: i terreni sono lungo il tracciato della metropolitana, una dorsale naturale della futura città metropolitana. Si vuole creare un metodo esportabile: altre amministrazioni, anche lungo la stessa linea, possono aderire. L’ambizione è quella di costruire dal basso una nuova forma di governance territoriale, che unisce comuni autonomi sotto un disegno condiviso, senza bisogno di cambiare le istituzioni ma agendo sul territorio.

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# L’immobiliare diventa strumento di integrazione urbana

Se fino a ieri l’espansione urbana era vista come un problema, oggi può essere la soluzione. L’immobiliare non come fine speculativo, ma come strumento di coesione sociale e pianificazione metropolitana. Il piano guidato da Conte non costruisce solo case, ma un nuovo equilibrio tra centro e periferia, tra città e hinterland. L’housing sociale qui si intreccia con il concetto di prossimità, perché non si tratta di espellere cittadini da Milano ma di ampliare l’idea stessa di città. Questo tipo di operazione evita il rischio di trasformare la metropoli in una fortezza chiusa e autoreferenziale. In questo caso l’immobiliare, che spesso è stato il motore delle diseguaglianze urbane, può diventare leva di riequilibrio. 

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# Il primo passo verso la Grande Milano?

assolombarda.it – Città Metropolitana di Milano

«Conte ha fatto una cosa che parrebbe l’uovo di Colombo», ha scritto il giornalista e imprenditore Fabio Massa in un post sulla sua pagina facebook. «Visto che il Comune di Milano possiede territori inutilizzati anche in altri Comuni della cintura, ha messo in piedi una serie di accordi con le amministrazioni locali per usare queste aree per ridurre la pressione abitativa. È una azione che dimostra varie cose. La prima è che i Comuni della Provincia sono pronti a collaborare con Milano, e che è Milano che ha progressivamente tarato il suo modello su una torre d’avorio. La seconda è che le cose basta volerle, ma per volerle bisogna capirle». Il punto non è solo ciò che si è fatto, ma come. È proprio questo approccio dal basso, basato su piccoli accordi operativi, che rende possibile una prospettiva più ampia: quella della Città Regione. Da anni, Milano Città Stato propone un referendum per trasformare Milano in una regione, un ente con poteri e risorse adeguate che coordini in modo unitario tutta la Città Metropolitana, senza intermediazioni con lo Stato. Un assetto amministrativo che riconosca la specificità della metropoli, superando la frammentazione attuale. Ma forse prima della riforma serve un metodo. E il metodo di Conte sembra andare in quella direzione. Può essere il primo passo per dare vita, nei fatti, alla Grande Milano?

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FABIO MARCOMIN


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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.

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