Chi tocca la Svizzera muore. Almeno è stato così per uno dei personaggi più controversi della storia recente. Il suo piano? Cancellare la Svizzera dalla mappa, spartendone il territorio tra Francia, Germania e Italia.
Ticino e St. Moritz all’Italia: il piano più dadaista del Terzo Millennio
# Uno degli episodi più surreali tra le crisi diplomatiche degli ultimi decenni

Nel panorama delle crisi diplomatiche internazionali, quella tra la Svizzera e la Libia, esplosa nel 2008, resta uno degli episodi più surreali degli ultimi decenni. Al centro dello scontro, l’arresto a Ginevra di Hannibal Gheddafi, figlio del leader libico Muhammar Gheddafi, accusato insieme alla moglie di aver maltrattato il personale di servizio in un albergo svizzero. Quel gesto, apparentemente marginale, scatenò un’escalation senza precedenti che vide la Libia reagire con arresti arbitrari, ritorsioni economiche e, soprattutto, una proposta clamorosa: la cancellazione della Svizzera e la sua spartizione tra Francia, Germania e Italia.
# L’arresto di due uomini d’affari svizzeri in risposta a quello di Hannibal Gheddafi
Pochi giorni dopo l’arresto di Hannibal Gheddafi, il regime libico fece scattare la rappresaglia. Due uomini d’affari svizzeri vennero arrestati a Tripoli con accuse pretestuose. Le autorità libiche interruppero le forniture di petrolio alla Svizzera, ritirarono capitali investiti in banche elvetiche e imposero restrizioni alle imprese elvetiche operanti sul territorio. La Libia pretese scuse ufficiali da parte del governo svizzero, che arrivarono nell’agosto 2009 per mano del presidente Hans-Rudolf Merz. Ma l’umiliazione non bastò a soddisfare Gheddafi.
# Il piano di spartizione della Svizzera: all’Italia Ticino e St. Moritz

Nel settembre dello stesso anno, Muʿammar Gheddafi portò il conflitto su un piano internazionale. Durante il suo intervento all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il rais propose la dissoluzione dello Stato svizzero, accusato di essere una “mafia mondiale”, e ne suggerì la spartizione tra tre potenze vicine: Francia, Germania e Italia. La proposta era stata avanzata anche qualche mese prima, nel luglio 2009, durante il G8 dell’Aquila, ospitato proprio dall’Italia.
In questo piano surreale, l’Italia avrebbe dovuto ricevere la parte meridionale del territorio svizzero, in particolare il Canton Ticino e le aree italofone del Canton Grigioni (Val Poschiavo, Mesolcina, Bregaglia fino a St. Moritz), regioni storicamente e linguisticamente legate alla penisola. Alla Francia sarebbero spettati i cantoni occidentali e francofoni (Ginevra, Vaud, Neuchâtel e Giura), mentre la Germania avrebbe inglobato la vasta area germanofona, comprendente cantoni centrali e settentrionali come Zurigo, Berna, Lucerna, Basilea e San Gallo. Un’idea che mescolava provocazione politica e una visione arcaica delle relazioni internazionali.
# Le reazioni internazionali e la fine della crisi
L’Italia, destinataria di una parte del territorio svizzero secondo il surreale piano di Gheddafi, non sostenne la proposta anche se mantenne una posizione ambigua, dettata dai forti legami economici e politici con la Libia. Il Trattato di amicizia del 2008 garantiva a Roma accesso al petrolio libico e collaborazione sul fronte migratorio, rendendo scomodo esporsi contro il rais. La Svizzera, pur reagendo con fermezza, preferì agire con discrezione: nel 2010 stilò una “lista nera” di 188 membri del clan Gheddafi, bandendoli dallo spazio Schengen. Questa misura mise in difficoltà diversi Stati europei vicini alla Libia, tra cui proprio l’Italia e Malta. Solo grazie alla mediazione di Spagna e Germania, i due ostaggi svizzeri furono liberati. La Svizzera sospese l’arbitrato internazionale, ma la sua reputazione diplomatica risultò compromessa, con forti critiche interne al governo per l’eccessiva remissività nei confronti di Gheddafi.
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FABIO MARCOMIN