Architetti e appassionati di chiese e antiche costruzioni, questo articolo è per voi. Ma vi avvisiamo: se state cercando un abside, abbiate cura di osservare molto bene. Sì, perché dovete sapere che in un corto vicolo cieco stretto tra due palazzi ai lati di via Torino (il cuore di Milano) si trova una chiesa parrocchiale edificata alla fine del Quattrocento: la Chiesa di Santa Maria presso San Satiro, la quale, come anticipato, custodisce un singolare segreto che ben pochi conoscono.
Vediamo insieme di che si tratta.
La PROSPETTIVA di Bramante: un segreto geniale nel centro di Milano
# Una chiesa piuttosto INSOLITA

La Chiesa, di epoca medievale, costituisce una delle attrazioni milanesi più insolite. Il corpo principale è suddiviso in tre navate, di cui le laterali più strette della centrale, mentre sopra l’incrocio delle navate si apre una cupola decorata in azzurro e oro e illuminata grazie a un lanternino, il tutto decorato con dipinti e busti in dei profeti in terracotta.
La facciata in stile neorinascimentale, con la sezione centrale suddivisa in due fasce orizzontali sovrapposte da un cornicione, il rosone e la torre campanaria del IX secolo in stile romanico destano indubbiamente molto stupore alla vista. Ma è varcando la soglia che è possibile ammirare dietro l’altare il grande spazio formato da un’abside regolare, spazio verso il quale, procedendo quasi a toccare con mano si realizza che non si può passare perché fra i due muri c’è poco meno di un metro di larghezza. E qui casca l’asino.
# L’illusione dell’abside per aggirare le restrizioni

L’abside è in realtà un’illusione ottica, una prospettiva illusoria opera della mente ingegnosa del marchigiano Donato di Angelo di Pascuccio detto “Il Bramante” (1444-1514) ovvero uno dei più grandi architetti italiani, famoso per le innovazioni stilistiche dell’epoca in cui visse e per le grandi opere realizzate soprattutto a Milano.
Reinventando il ridotto volume interno della chiesa, il Bramante creò la finta abside che misura novantasette centimetri invece degli originari nove metri e settanta previsti nel progetto iniziale. Fu così che quello che nacque come un impedimento alla diocesi, che non possedeva i permessi per costruire una chiesa di più ampie dimensioni, si è evoluto poi in un graditissimo e inaspettato trionfo architettonico, guadagnandosi in breve lo status di capolavoro artistico.
L’illusione perfetta e la finta fuga prospettica di San Satiro sono considerate le capostipiti di tutti gli esempi che vennero successivamente realizzati.
# Forse l’abside non è di Bramante

C’è però un piccolo dubbio che getta ombre sulla paternità dell’opera. Sembra, infatti, che la complessa successione dei lavori (in parte ancora da chiarire) e i documenti sinora reperiti non comprovino definitivamente che l’abside prospettica sia da assegnare a Bramante. L’attribuzione è stata assegnata dalla letteratura artistica, sebbene dal 1486, a Giovanni Antonio Amadeo, collega e contemporaneo del Bramante, è ritenuto essere per alcuni il fautore dell’intero progetto.
La verità, come per molte opere del passato, non la saprà probabilmente mai nessuno, ma quel che è certo è che San Satiro è solo una delle tante piccole grandi sorprese del capoluogo meneghino che val ben la pena di visitare.
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CARLO CHIODO
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