Niente infradito e neppure la cesta con la parmigiana preparata dalla nonna. La Direzione del teatro scaligero ricorda le regole imprescindibile per non essere buttati fuori dalle maschere.
# L’invito della Direzione alla sobrietà: “non sono ammessi spettatori che indossino canottiere o pantaloni corti”

Ha fatto scalpore la notizia che, sul sito del Teatro alla Scala, la Direzione “invita il pubblico a scegliere un abbigliamento consono al decoro del Teatro, nel rispetto del Teatro stesso e degli altri spettatori”. Qualcuno ha gridato alla deriva antidemocratica, soprattutto quando, sempre la Direzione, indica che (all’interno della Scala), “non sono ammessi spettatori che indossino canottiere o pantaloni corti”. Se poi, sempre la Direzione, ti avverte che qualora venissi respinto dalle “maschere”, il biglietto non ti verrà rimborsato, ecco che qualcuno era già pronto a salire sulle barricate per lottare contro la dittatura del “frac” e del “tailleur”. Pare che nel codice comportamentale della Scala, pensate un po’, non siano previste le infradito e neppure la cesta con la parmigiana preparata dalla nonna, le mozzarelle di bufala, la focaccia con le cipolle e gli arancini, da mangiare quando lo stomaco inizia a borbottare che ha fame.
# Le regole dimenticate con il passare del tempo

In realtà le regole del bon ton ci sono sempre state, il problema è che si sono dimenticate col passare del tempo: durante l’Expo il sovrintendente Alexander Pereira aveva già promosso una linea di “apertura” per quanto riguarda l’abbigliamento da indossare per le opere, in quanto era convinto che, con tutti quei turisti stranieri in giro per Milano, chi voleva presenziare ad uno spettacolo avesse tutto il diritto di entrare a Teatro con gli stessi indumenti con cui, fino a due ore prima, aveva preso il sole all’Idroscalo. Il successore, Dominique Meyer, aveva confidato che a lui non interessava come il pubblico si vestisse, bensì che alla Scala andassero tanti giovani. E poi lui stesso aveva confidato che da ragazzo era entrato all’Opéra Garnier di Parigi vestito da “operaio”. E il “Cipputi” francese dovrebbe comunque sapere che è sempre meglio andare a Teatro vestito da “operaio” che fare il manutentore di un impianto d’altoforno in smoking e papillon.
Al di là delle battute, alla Scala l’abbigliamento storicamente ha avuto un significato molto forte: fino ad epoche neanche tanto lontane, andare nel principale teatro italiano voleva dire proporre un messaggio di sontuosità e formalità, attraverso regole che non erano scritte ma si davano per sottintese. Come sottinteso dovrebbe essere che alla Scala ci dovresti andare con una sobrietà, nessuno pretende lo sfarzo, calibrata col buonsenso.
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FABIO BUFFA
Fianlmente!