Milano continua a crescere, ma non per tutti. Gli ultimi dati confermano la sensazione diffusa. Non solo: chi rimane fuori rischia di non rientrare più.
Milano non è un paese per poveri: gli ultimi dati
# Il trend degli ultimi anni: i redditi più bassi “espulsi” da Milano

Negli ultimi otto anni, Milano ha registrato un calo significativo delle fasce di reddito più basse. Secondo i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze nel 2015 il 59,8% dei contribuenti dichiarava meno di 26.000 euro annui, mentre nel 2023 questa percentuale è scesa al 50,6%. Un cambiamento che, però, non può essere interpretato semplicemente come un miglioramento del benessere generale. La diminuzione è in larga parte attribuibile a una vera e propria espulsione sociale dai contesti urbani più centrali o gentrificati, dove i costi della vita, dagli affitti all’energia, sono aumentati in modo sproporzionato rispetto ai redditi. La ricchezza complessiva della città cresce, ma in modo fortemente polarizzato: da un lato, un numero crescente di contribuenti con redditi alti, dall’altro, la progressiva scomparsa di chi ha meno, costretto a trasferirsi altrove o ad accettare condizioni economiche sempre più critiche.
# Il balzo dei redditi alti: esplodono i super-ricchi del +42% in 8 anni

Tra il 2015 e il 2023, è cresciuto in modo marcato il numero di contribuenti appartenenti alle fasce di reddito più elevate. In particolare, coloro che dichiarano tra i 75.000 e i 120.000 euro annui sono passati da poco meno di 40.000 a oltre 56.000, rappresentando oggi il 5,4% del totale dei contribuenti milanesi (contro il 4% di otto anni prima). Ancora più significativo è l’aumento dei cosiddetti super ricchi, ovvero chi dichiara oltre 120.000 euro: +15.000 persone in termini assoluti, con un’incidenza che passa dal 3,1% al 4,4%. Questi dati indicano una trasformazione profonda del tessuto socioeconomico cittadino. Il ceto medio tende a ridursi e la stratificazione si sposta verso l’alto, con una crescente concentrazione della ricchezza in alcune fasce e aree geografiche della città. Questo fenomeno ha conseguenze dirette sulla composizione demografica, sulle dinamiche residenziali e sull’accesso ai servizi, creando un sistema urbano sempre più selettivo.
# Una nuova geografia del reddito: il centro si svuota, le periferie si trasformano

Il confronto tra le diverse aree urbane evidenzia una redistribuzione della ricchezza all’interno della città. Nei CAP centrali come Duomo e Missori (20121 e 20122), si rileva un dato in controtendenza: aumenta la percentuale di contribuenti a basso reddito, un’anomalia spiegabile in parte con il processo di svuotamento residenziale del centro storico, oggi sempre più destinato ad attività turistiche e commerciali. Al contrario, aree come CityLife, Città Studi, Centrale e il distretto di Sarpi mostrano un aumento consistente dei redditi medio-alti. A CityLife il reddito medio pro capite ha superato gli 83.000 euro, mentre in zone periferiche come Quarto Oggiaro (CAP 20157) si attesta intorno ai 19.000 euro, pur registrando un calo della quota di contribuenti con redditi sotto i 26.000 euro. Un fenomeno che segnala anche in periferia una progressiva sostituzione sociale: chi non riesce a sostenere l’aumento dei costi viene gradualmente sostituito da nuovi residenti con disponibilità economiche più alte.
# Record di milionari e miliardari in città: Milano al terzo posto in Europa dietro Londra e Parigi
A confermare questo c’è un altro dato, quello sul numero di milionari e miliardari residenti a Milano: sono rispettivamente 115 mila e 17. Una crescita vertiginosa dei super ricchi in soli 10 anni, + 24%, che hanno portato la città al terzo posto in Europa, dietro Londra e Parigi, e all’undicesimo a livello mondiale.
In un prossimo futuro non troppo lontano la classe media e povera sparirà dalla città?
Fonte: Milano Today
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FABIO MARCOMIN