Questa storia inizia a Genova. Siamo nel 1903. Nel porto viene ripescata una valigia. Si tratta di una valigia pesante. Troppo pesante. Quando la aprono rimangono agghiacciati: all’interno c’è il cadavere di una donna. Ma cosa c’entra questo con Milano?
16 maggio. Ha luogo un omicidio efferato. Punito con appena una settimana di prigione

# Viene individuato il colpevole
La risposta arriva con un po’ di ritardo. Anche perché a quei tempi le comunicazioni erano lente. Ci volevano giorni quando ai tempi nostri bastano pochi istanti. Solo dopo qualche tempo, infatti, si scopre che quel cadavere è di una donna milanese: Ernestina Beccaro. Viene fermato il marito, Alberto Olivo, contabile di 48 anni, e viene messo sotto torchio dagli inquirenti finché confessa: durante una violenta lite ha ucciso sua moglie. Era il 16 maggio. Torniamo quindi a quel giorno.
Olivo uccide la consorte, ma non si limita a questo. Nel tentativo di evitare la prigione, cerca in ogni modo di disfarsi del cadavere: seziona il corpo, butta gli organi nello scarico, sfregia il viso per rendere difficile l’identificazione e ciò che resta della donna lo mette in una valigia. Per disfarsene, prende un treno diretto a Genova, dove, durante una breve escursione in barca, si disfa del pesante bagaglio buttandolo in mare. Pensava di farla franca. Ma così non fu.

# Alla fine il colpevole fece solo una settimana di carcere
Ma qual è stato il motivo dell’omicidio? Durante il processo, dei vicini raccontano che la donna urlava spesso pesanti insulti al marito. Non solo: spendeva molti soldi tra vestiti nuovi e frequentazione di locali. L’uomo viene allora ritenuto colpevole solo di vilipendio e occultamento di cadavere ma il delitto viene dichiarato “uxoricidio d’onore”. La condanna per Alberto Olivo è appena una settimana di carcere e 135 lire di sanzione.
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