14 agosto 1447. Dopo la morte improvvisa del duca Graziano Maria Visconti, che lasciò questo mondo senza eredi, alcuni cittadini tra cui Innocenzo Cotta, Antonio Trivulzio e Giorgio Lampugnano, convocano il popolo all’Arengo e proclamano la Repubblica Ambrosiana. «Civitas superiorem non recognoscens est sibi princeps» ovvero “la città non riconosce alcun superiore, è governante di sé stessa” fu il motto di fondazione.

vessillo repubblica ambrosiana
Il governo è retto da 24 Capitani della Libertà, con a capo il professor Giorgio Lampugnano, e dal Consiglio dei 900, composto da rappresentanti delle contrade popolari, scelti in numero di 150 per ognuna delle 6 porte cittadine.
Per evitare l’instaurazione di nuove dinastie, queste cariche avevano durata molto breve. Come molto breve fu anche la sua durata: soli 3 anni. A porre fine alla repubblica Ambrosiana fu Francesco Sforza, inizialmente suo capitano generale, che si rivoltò contro il governo repubblicano.

Francesco Sforza
Dopo aver stretto un’alleanza con la Repubblica di Venezia e poi cambiato schieramento, Sforza assediò Milano, approfittando di una carestia. Il 25 febbraio 1450 entrò in città e ne assunse il potere, proclamandosi duca di Milano, dando così inizio alla dinastia sforzesca.
Anche se fu di breve durata, la Repubblica Ambrosiana conserva una grande rilevanza simbolica «dimostrando con l’esempio più luminoso che la causa del carattere dei popoli è il [proprio] governo, cioè che l’energia civica è all’origine di tutti i periodi di grandezza dello spirito umano» (Cit. F. Chabod, Studi di Storia del Rinascimento).
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ANDREA ZOPPOLATO