Pensiero del giorno
«L’Italia ha meno casi di noi? C’è una differenza importante tra il nostro paese e gli altri, cioè che il nostro paese ama la libertà». Ha fatto molto scalpore il discorso del primo ministro inglese secondo cui il popolo inglese a differenza di quello italiano avrebbe un alto senso di libertà e per questo il virus circolerebbe di più.
Un discorso forse infelice e irrispettoso ma che dimostra la nuova dicotomia nella politica contemporanea. Si è superata la contrapposizione tra libertà e uguaglianza che ha segnato la filosofia politica nell’ottocento e nel novecento. La nuova contrapposizione nella politica è tra libertà e sicurezza.
In Italia si è sposata la politica della sicurezza, una sicurezza che paga a livello di consenso come hanno dimostrato le recenti elezioni con il trionfo degli “sceriffi”, quelli che in nome della sicurezza hanno ristretto la libertà dei loro cittadini.
In questa scelta della sicurezza c’è però un’ipocrisia di fondo.
Per capire l’ipocrisia basta mettere a confronto decisori politici con i datori di lavoro.
Ha meno responsabilità un sindaco di un imprenditore. L’imprenditore ha responsabilità sui malati della sua azienda, ma il sindaco non ha responsabilità della salute dei cittadini. Lo stesso a ogni livello: il primo ministro che decide sulla sicurezza dei cittadini ha meno responsabilità sulla salute dei cittadini del capo di un’azienda con i suoi dipendenti.
Non solo. Il paradosso è che la responsabilità è inversamente correlata al potere. Se un’imprenditore prendesse i provvedimenti del governo, decidendo in autonomia di togliere la libertà ai dipendenti, verrebbe messo in galera. Il decisore politico ha massimo potere di decisione ma minima responsabilità sugli effetti delle sue decisioni.
Questo perchè il fine dell’azione di governo non è la ricerca della massima sicurezza per i cittadini. Ma quella di perseguire la sicurezza necessaria a tutelare gli amministratori politici da qualunque responsabilità.
“Il re è nudo!” (da I vestiti nuovi dell’imperatore, di Hans Christian Andersen)
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Publiée par Milano Città Stato sur Mardi 2 juin 2020
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