Sui banchi di scuola per protestare contro la didattica a distanza. Gli studenti di sette licei di Milano chiedono la riapertura delle scuole con un gesto pacifico e significativo.
Una RIVOLUZIONE sui banchi: studenti milanesi in rivolta per tornare a SCUOLA
# La protesta contro la didattica a distanza
Rivoluzione davanti alle scuole richiedendo una pronta riapertura per l’anno nuovo. Questa è la richiesta degli studenti dello scientifico Volta, del Virgilio, del classico Berchet e Parini, dell’istituto Einstein e di quelli di Torricelli e Allende Custodi. Armati di banchi “concessi” dagli istituti o da sedie recuperate autonomamente, gli studenti di alcune scuole milanesi sono scesi in piazza per protestare contro la didattica a distanza.
# Gli studenti del Volta alle prese con la didattica a distanza ma… in presenza
Fuori dall’istituto Volta, gli studenti presenti con i propri banchi, seguono le proprie lezioni in didattica a distanza. La richiesta è quella della riapertura per il 7 gennaio, come annunciato dal Premier Conte e per questo si chiede che tale promessa venga mantenuta. Con la maggiore libertà di determinati settori a seguito di precedenti misure restrittive, il ramo scolastico è stato uno dei pochi ad essere più penalizzato nella riapertura.
# Il No Dad Day nel pieno rispetto delle norme di sicurezza
Il No Dad Day fuori dall’istituto Virgilio ha avuto il fine di riunirsi in assemblea per parlare dei problemi della didattica a distanza e, una volta finito, seguire le lezioni su tematiche di genere, ambientalismo e sport popolare. A testimoniarlo è Valeria, 17 anni e studentessa del Virgilio e afferma che “Il tutto è fatto nel rispetto delle norme sicurezza”. Una volta annotato i nomi dei presenti si procede alla misurazione della temperatura.
# La docente affianca i propri studenti. Confidiamo nella riapertura
Sul fatto che la didattica a distanza non è scuola è d’accordo anche Marzia Calabrese, docente di lettere che, nel suo giorno libero, ha deciso di affiancare i propri studenti nella richiesta di pronta riapertura. “Loro sono fortunati, perché sentono il bisogno di riunirsi e si organizzano, ma molti ragazzi questo bisogno non lo sentono più, si sono lasciati andare. È questo il danno maggiore provocato dalla pandemia sulla scuola, al di là dell’aspetto didattico” afferma la docente. Cosa succederà con l’anno nuovo? Non ci resta altro che aspettare e confidare nella riapertura, terza ondata permettendo.
Fonte: LaRepubblica
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MARCO ABATE
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