Intervista a Laurent Parenti, titolare di Vanilla Milano – La Petite Brasserie, nuovo locale già di culto in via San Giovanni sul Muro (davanti al Dal Verme).
Dopo essere stato il CEO nella filiale francese di una multinazionale dell’abbigliamento, ha preso due decisioni di vita: lasciare il lavoro per aprire una sua attività nella gastronomia e lasciare Parigi per trasferirsi a Milano. Un personaggio così non poteva mancare nel novero delle Interviste Mondiali di Milano Città Stato.
Partiamo dall’inizio, nome ed età.
Sono Laurent Parenti, 47.
Città e Stato di provenienza?
Sono nato e cresciuto a Parigi, però vivo a Milano e non mi sento più parigino, mi sento milanese. Proteggo di più l’Italia io che gli italiani. Per esempio, un giorno dovevo firmare un contratto, c’erano altri cinque tra avvocati e notai, tutti italiani che criticavano l’Italia. Tutti dicevano quanto è bello il mondo, il paese x o il paese y, nessuno è bella l’Italia. Io ho detto loro: “Sono quello meno italiano di tutti voi, però quello a difendere di più l’Italia: ho vissuto tanto a Parigi, ho viaggiato per il mondo, però come si vive qui non si vive da nessuna parte”.
Il tuo lavoro?
Prima di venire qui ero il CEO di una filiale francese di un gruppo che vendeva abbigliamento. A un certo punto capii di voler avere una attività mia, ho pensato di aprire negozi di abbigliamento in Francia. Ma io volevo vivere a Milano e non potevo gestire negozi a Parigi. Così ho deciso di lasciare il lavoro che avevo e Parigi e di venire a Milano per aprire un mio ristorante. Dopo un anno di trattativa il ristorante non si è fatto. Poi altri sei mesi di trattativa per un’altra attività senza concludere nulla. Non ce la facevo più anche perché avevo smesso di lavorare e trascorrevo il tempo a fare progetti. Dopo due anni e mezzo arriva questo locale, l’ho visto il primo di aprile, ho firmato il 10 aprile il giorno del mio compleanno, e l’ho aperto il 10 maggio.
Quali sono le caratteristiche del tuo locale?
Per me mangiare bene è importantissimo. Io non mangio solo per nutrirmi e dunque il mio scopo è di fare qualcosa di qualità. Se vieni da me tutto quello che trovi deve essere eccellenza. Nel modo di preparare, nel modo di mettere assieme tutti gli ingredienti. Ad esempio stiamo collaborando con Debora, la nostra Nutrizionista, con cui stiamo rivedendo tutti i nostri piatti al fine di poter offrire al nostro cliente un piatto equilibrato e ricco di ingredienti che fanno bene. Non ho uno chef: voglio far in modo che i miei piatti siano buoni, semplici, ma con prodotti di qualità, come quelli che usiamo a casa. Ad esempio per il gelato, ho 5 fornitori. Da uno compro solo il cioccolato “in gocce” che ormai poche sono le gelaterie ad usare questo tipo di base, da uno solo il pistacchio, da un altro il mango… Questo significa avere costi più alti e più complessità amministrativa però il mio mango sicuramente è tra i migliori che troverete a Milano. Ora voglio fare un gelato con meno zucchero. E uso solo latte fresco e panna fresca, Massimiliano, il lattaio viene da me ogni mattina.
Perchè da CEO di una multinazionale hai aperto un locale di gastronomia?
Io cucino fin da piccolo. Da bambino avevo due giochi: le macchinine e le pentole.
Perché in Italia? Perché a Milano?
Ho vissuto a Parigi per 35 anni. Trovo che Milano abbia un po’ dell’ambiente di Parigi con tutto il bello dell’Italia. Un po’ deve avere influito anche Napoleone. Di Milano mi piace che quando cammini alzi la testa e c’è sempre qualcosa da vedere. Io dico che c’è l’Italia e c’è Milano. Qui apro gli occhi e mi sento a Milano. Ho capito che era la mia città perché quando atterravo a Milano mi dicevo ah, sono a casa. Anche se la casa l’avevo a Parigi mentre qui dormivo in albergo.
Quali sono le differenze tra Milano e Parigi?
Il tempo, il cibo e il sorriso delle persone. Queste sono le cose che fanno star bene.
I principali problemi?
No, non ho riscontrato problemi.
Cosa cambieresti di Milano?
Se dovessi cambiare qualcosa farei in modo che il sindaco mettesse un addetto al divertimento dei turisti. Per fare sì che questa città viva di più. Milano potrebbe avere ancora di più. Tipo un addetto agli eventi indirizzati a cittadini e turisti, anche se io non sono un festaiolo. Io vivo qui da 15 anni nel quartiere di corso Magenta e non trovo che Milano sia una festa, a parte quando c’è il Fuorisalone. Perchè non mettere la stessa intensità in altri periodi? Quattro anni fa ho passato una serata al Fuorisalone, è stata una delle serate più divertenti della mia vita. Perchè viverlo solo una volta all’anno?
Cosa pensi dei milanesi?
Non ci ho mai pensato. Non posso risponderti.
Hai intenzione di fermarti qui?
Sì sì sì sì! A 20 anni dicevo la stessa cosa di Parigi. A 40 anni ho preso i genitori e li ho portati qui.
Luoghi del cuore di Milano?
La strada. A me piace camminare, guardare in giro, la facciata di un palazzo, corso Magenta, tutto il centro storico, non c’è un posto particolare.
Cosa pensi della legge speciale che ha creato la Grande Parigi?
Si fa un gran parlare. Ma non ci sono stati ancora dei cambiamenti reali.
Di Milano città stato? Di dotare a Milano dei poteri di una regione?
Si potrebbe sfruttare di più il turismo (attualmente di competenza della Regione Lombardia nda). Anche se è cambiata negli ultimi dieci anni, Milano ha delle potenzialità enormi. Mia figlia va alla scuola francese. I genitori stranieri degli altri studenti mi dicono che quando dovranno partire sarà difficile perché stiamo benissimo qui.
Prendo per esempio una delle amiche di mia figlia dove quando il papà ha dovuto tornare in Francia, per motivi lavorativi, mamma e figli si sono messi a piangere.
Spesso i turisti francesi mi dicono che Milano è bellissima e che vorrebbero comprare casa qui. Chi è dovuto andare via mi dice che dopo un po’ l’Italia ci manca. Milano aveva una brutta immagine, foschia e smog, ora Milano è cambiata. Ma dobbiamo sfruttarla di più, spingerei per avere qualcuno addetto ai turisti. Poi a Milano è inammissibile che non ci sia un museo di arte contemporanea. Il luogo ideale sarebbe il Palazzo delle Scintille a CityLife. In generale non capisco perché la cultura sia sempre vista al passato, Milano dovrebbe produrre cultura nuova. Gli artisti ci sono.
Altre potenzialità?
Quello che mi dispiace è che Milano non sia capace di fare venire le grandi aziende internazionali. Londra è fatta per il business. Milano è al centro dell’Europa, ma l’Italia non è fatta per il business.
E dire che ci sarebbe tutto per fare venire le grandi aziende qui. Se facessimo un po’ di più dal punto di vista fiscale per le aziende piuttosto che andare in Belgio o in Olanda verrebbero qui. Occorre una stabilità politica a lungo termine. Se avessi una bacchetta magica farei questo, promuoverei politiche per attirare i grandi gruppi, non lo so, tipo come fanno in Svizzera dove sotto i 600mila euro non paghi le tasse. Ma ripeto, non è il mio campo ma delle strade si potrebbero trovare. E allora lì altro che Londra. Oggi gli studenti se ne vanno. Perchè? Perchè non ci sono le aziende che assumono profili alti. Basterebbe poco e potremmo essere tranquillamente tra i più grandi paesi d’Europa.

ANDREA ZOPPOLATO
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