“Milano 2021”: la CADUTA e i nuovi ORIZZONTI della città ferita

Qual è la situazione di Milano dopo il suo anno più difficile del dopoguerra? E quali sono i suoi nuovi orizzonti? I risultati di uno studio

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Credits: @bad_drones83 IG

Qual è la situazione di Milano dopo il suo anno più difficile del dopoguerra? E quali sono i suoi nuovi orizzonti? I risultati di uno studio

“Milano 2021”: la CADUTA e i nuovi ORIZZONTI della città ferita

Il rapporto “Your Next Milano 2021” di Assolombarda sul futuro di Milano non ha paura di essere diretto. Parla infatti di “caduta” dovuta agli eventi del 2020 e di “orizzonte di recupero”. Nello specifico, il valore aggiunto delle attività della nostra città è calato dell’11% e, pur essendo previsto un rimbalzo (+5,3%) per il 2021, si prevede un recupero ai livelli pre-COVID per il 2023. La dimensione innanzitutto urbana della crisi dovuta al Coronavirus, che ha avuto Milano fra i suoi luoghi più colpiti, richiede che la città vada ripensata in ogni suo aspetto. Una delle domande che il rapporto riguarda proprio la necessità di porre in luce le parti più (pro)positive della nostra città, senza trascurarne le sfide e i punti oscuri. 

# Giorni di un futuro imperfetto

Senz’altro, la pandemia ed il periodo immediatamente successivo risulteranno vitali per i nuovi equilibri interni alla nostra città. E anche se, come sempre nella sua storia, Milano è riuscita ad assorbire il colpo meglio di altre città, soprattutto integrando in maniera efficace lo smart working ed ottimizzando anche la mobilità, pur nell’emergenza. Emergenza che ha danneggiato innanzitutto il turismo (che ha registrato un -73% degli arrivi rispetto al 2019), come pure a tutte quelle attività basate sull’interazione diretta e personale. Nonostante tutto, dati alla mano, se nel marzo 2020 il 27% delle aziende di Milano e provincia risultava chiuso, il 43% osservava chiusure parziali e solo il 30% risultava aperto, 6 mesi dopo, tra un’ondata e l’altra, l’89% delle aziende di Milano e provincia risultava aperto, il 9% era parzialmente chiuso e solo il 2% era chiuso definitivamente. Probabilmente, lo smart working verrà utilizzato dalle aziende anche dopo la pandemia.

# Alcuni elementi positivi

Di positivo c’è anche che Milano continua ad attrarre e ad assorbire talenti. Infatti, anche in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo, gli studenti stranieri sono cresciuti, seppur di poco (+5,6%). Allo stesso modo, gli investimenti diretti provenienti dall’estero hanno tenuto, sia pure riducendosi, data anche l’affidabilità dei settori tipici di Milano.  

Lo smart working e la mobilità hanno contribuito a cambiare la faccia di Milano, che comunque ha saputo adattarsi alla nuova situazione, continuando a creare valore, anche in una situazione di bisogno come questa. Diventa però sempre più urgente creare e mantenere una strategia di medio e lungo periodo che possa far ripartire la città. Anche immaginando un periodo, più o meno lungo di convivenza con il virus, in attesa che il vaccino si diffonda.

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# Diseguaglianze, differenze e danni

La riacutizzazione delle diseguaglianze è stata un’ulteriore conseguenza della situazione che stiamo vivendo. Dati alla mano, nel 2018, l’8% della popolazione più facoltosa era responsabile del 41% dell’imponibile dichiarato, laddove un’ampia fascia (34,3%) dispone di redditi sino ad un massimo di 15mila euro. Due anni dopo, la situazione di pandemia ha fatto emergere una condizione di bisogno, rendendo tanto più importante la rete di “solidarietà ambrosiana” (così la definisce il rapporto) che è stata tanto efficace nell’offrire sostegno in campo alimentare da essere considerata una buona prassi da parte dell’OMS.

Le differenze possono essere sintetizzate anche all’interno dei vari settori produttivi. Difatti, nell’anno della pandemia sono state colpite diverse attività, in modo diverso, come per esempio nel caso delle costruzioni (-8,7% il valore aggiunto), nel caso dei servizi e del commercio (-10,7%), laddove l’industria pare essere il settore più colpito (-12,1%).Diversa appare anche la velocità del recupero: previsto per il 2021 per quanto riguarda il settore delle costruzioni(+2,4% il valore aggiunto rispetto al 2019) ed al 2023 per l’industria (per la quale si prevede un risultato di +2,6%), mentre si stima che i servizi, in generale, non riusciranno a riprendere il loro valore (in quanto esso è ancora stimato nell’ordine del -0,7% per la fine del 2023).

In senso più ampio, il manifatturiero ha senz’altro subito una battuta d’arresto, in quanto la produzione è calata del 9,5% ed il fatturato dell’8%. Inoltre, si sono iscritte al relativo Registro oltre 4000 imprese in meno, considerando i risultati conseguiti nel 2020 rispetto al 2019. Un po’ di luce in fondo al tunnel viene dal dato delle start-up innovative: nel gennaio 2021 ne risultavano attive 2319 a Milano e provincia, un dato di crescita interessante (+10, 4%rispetto a febbraio 2020). Su Milano, insomma, si continua a scommettere.

# Tornare alla luce

Di certo, per uscire dall’impasse, risulteranno necessarie una visione di lungo periodo ed una strategia che possa far ripartire la nostra città. Ci sono tutte le premesse perché ciò avvenga, soprattutto considerando la storia delle attività della nostra città, unitamente alle sue propensioni, al suo capitale sociale ed al suo patrimonio strategico, ossia gli elementi che hanno guidato Milano ed i suoi risultati da sempre. Alla nostra città viene richiesto di adattare i suoi elementi di maggiore attrattività ai tempi correnti, focalizzando il proprio modello e le proprie risorse sui giovani, sui talenti e sulle nuove attività, come pure sulle attività rinnovate in risposta e come reazione all’emergenza. Ne viene che occorre potenziare il posizionamento che Milano ha fra le città globali, ottimizzando i propri punti forti e le proprie risorse migliori. Nel rapporto si può ritrovare anche il concetto di flessibilità di Milano che riesce a piazzare la nostra città a metà strada tra l’approccio basato sulla triade talenti-imprese-innovazione e quello imperniato su turismo, intrattenimento e creatività. Per quanto sia necessario, soprattutto all’inizio della ripartenza, affidarsi al primo modello, il rapporto indica come sia importante anche il secondo approccio, dato che l’intera filiera della creatività ha la sua casa a Milano.

ANTONIO ENRICO BUONOCORE

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Antonio Enrico Buonocore
Traduttore di lingua inglese ed esperto di fondi europei, crede fermamente che la cultura salverà il mondo. Una parola alla volta, se necessario.