La via SVEDESE nella lotta al virus: e se avessero ragione loro?

Siamo sicuri che quello adottato in Italia sia il migliore modo possibile per affrontare il virus? I risultati finora ottenuti e quello che stanno facendo altri Paesi potrebbero fare sorgere molti dubbi.

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27 aprile (Fonte: Instagram @jimmyslowdive)

L’Italia prosegue con il lockdown anche nel mese di maggio. La filosofia è quella di contrastare il virus usando come unica arma quella delle restrizioni alla libertà personale. Non c’è traccia nelle parole di Conte di una strategia per individuare, isolare e tracciare i contagiati, come fanno nei paesi che hanno gestito meglio l’emergenza, come Germania o Corea del Sud. Quindi il Paese che ha chiuso per primo e più degli altri, sarà anche quello che riaprirà dopo e meno degli altri. Anche perchè, come ha ricordato Conte, se si noterà un nuovo rialzo nei contagi, “chiuderemo i rubinetti“.

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A questo punto la domanda: siamo sicuri che questo sia il migliore dei mondi possibili per affrontare il virus? Anche perchè i dati al momento sono impietosi: l’Italia risulta il Paese che perderà più PIL (ricchezza) tra le nazioni sviluppate, che aumenterà di più il suo debito pubblico (dal 130% al 160%) e, soprattutto, risulta il secondo Paese al mondo per numero di morti per coronavirus, dopo gli Stati Uniti che hanno però 5 volte i suoi abitanti. Non solo. Ieri l’Italia risultava ancora uno dei paesi con il maggior numero di morti giornalieri, nonostante abbia chiuso da quasi due mesi le persone in casa e bloccato la gran parte delle attività. E mentre l’Italia sta rischiando di affogare tra emergenza sanitaria ancora non gestita e le nubi nere dell’emergenza economica, altri paesi ripartono. Non solo: ci sono paesi che non avendo mai chiuso possono perfino accelerare. Come la Svezia, il pericolo numero uno dei sacerdoti del lockdown.

La via SVEDESE nella lotta al virus: e se avessero ragione loro?

“Siamo vicini all’immunità di gregge”. Lo hanno comunicato le autorità sanitarie del Paese scandinavo, secondo le quali 86mila abitanti della capitale svedese e della sua regione – su 2,3 ​​milioni di persone – erano potenzialmente portatori del virus il 15 aprile, data in cui si è registrato il picco. In Svezia gli ultimi dati ufficiali parlano di 18.640 casi confermati e 2.194 morti su 10,3 milioni di abitanti, un numero simile a quello della Regione Lombardia che però ha superato i 13.000 decessi. Circa 6.500 contagi sono stati registrati a Stoccolma.

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 Il governo insiste a rinunciare a servirsi dei poteri straordinari e prosegue la strategia del “tutto aperto”, senza lockdown: “Il picco è stato raggiunto, ogni giorno possiamo aspettarci meno casi”. Se questa previsione venisse confermata, si realizzerebbe lo scenario che previsto da Anders Tegnell, l’epidemiologo a capo dell’Agenzia, e che — secondo le sue analisi — coinciderebbe con il raggiungimento dell’immunità di gregge a maggio, quando oltre un terzo dei cittadini dovrebbe avere contratto il virus. Per la Svezia si tratterebbe dell’uscita dal tunnel, “senza i contraccolpi economici che il coronavirus sta avendo in tutto il resto del mondo, perché qui aziende e uffici sono rimasti sempre aperti”.

Fonti: Affaritaliani

Si tratterebbe quindi di una vittoria coraggiosa per un paese che è impostato tutta la sua strategia in modo opposto ai paesi come l’Italia che hanno applicato il lockdown. Rivediamo i punti salienti di come la Svezia ha affrontato l’epidemia del Covid-19.

«Non servono leggi, non serve la polizia nelle strade»

Il Prof. Gliesecke, a capo del team che assiste il governo sulle decisioni per contrastare l’emergenza, spiega in questo video i principi della strategia svedese. Il punto centrale è contro il lockdown come strumento risolutivo contro il virus: “Il lockdown è una risposta sbagliata perchè quando apri il lockdown avrai più morti dei paesi che non lo hanno applicato. Funzionerebbe solo se si tenesse le persone chiuse in casa per sempre ma questo è impossibile in una libera democrazia”.

A questo si aggiunge anche un principio di civiltà nei rapporti tra autorità e cittadini di una democrazia: “Le persone non sono stupide. Se tu dici a loro cosa è meglio per loro e per il resto della popolazione, loro seguiranno i tuoi consigli. Non servono leggi, non serve la polizia nelle strade.” (Video)

Solo le scuole per studenti oltre i 15 anni sono state chiuse, tutto il resto dai trasporti pubblici agli uffici ha funzionato come al solito

Il Financial Times ha indicato il modello svedese di ostacolare l’avanzata del virus un “esperimento sanitario unico al mondo“. Quasi tutti gli uffici sono rimasti aperti, i sistemi di trasporto pubblico sono funzionanti a pieno regime e sono come al solito affollati nelle ore di picco. Solo le scuole per gli studenti maggiori di 15 anni e le università sono state chiuse, oltre a divieti di assembramenti con più di 50 persone.

Johan Carlson, direttore della Sanità Pubblica, ha giustificato la scelta adottata dal governo di Stoccolma con il fatto che “non si possono varare misure draconiane che hanno un impatto limitato sull’epidemia ma abbattono le funzioni sociali”. Per precauzione sono stati predisposti degli ospedali di campo per la gestione di futuri nuovi contagiati, perché  come ha ammesso sempre il Direttore della sanità pubblica svedese l’eventuale esplosione dell’epidemia potrebbe causare un elevato incrementi di decessi e sovraccarico del sistema sanitario.

Fonte: repubblica.it

Le linee guida del Ministero della Salute Pubblica Svedese

Le indicazioni espresse tramite le linee guida sul sito della sanità pubblica locale  hanno comunicato i comportamenti da tenere dalla popolazione e le motivazioni delle scelte adottate dal governo nazionale. Una strategia chiara, presa fin dall’inizio, che non è mai stata modificata.
In particolare:

  • non è ritenuto necessario l’utilizzo delle mascherine, ma il semplice rispetto delle regole di distanziamento e igiene delle mani
  • se si presentano sintomi influenzali è consigliato rimanere a casa fino a quando la salute è migliorata e uscire almeno dopo un paio di giorni dalla guarigione
  • lo smartworking è consigliato solo se l’azienda lo permette
  • se un componente della famiglia è ammalata non c’è l’obbligo che tutto il nucleo rimanga in casa
  • i tamponi vengono eseguiti sui pazienti ospedalizzati, il personale medico e le persone anziane a casa che presentino sintomi
  • l’esercizio fisico e lo sport sono benefici per la salute pubblica e sono attività che devono continuare, pertanto nessuno torneo dovrà essere sospeso e le palestre rimarranno aperte
  • è importante che il trasporto pubblico funzioni e che chi è in salute possa andare al lavoro e a scuola
  • gli assembramenti sono limitati ad un massimo di 50 persone*, questa restrizione ha un impatto considerevole sui privati ed è considerata una restrizione ai diritti fondamentali pertanto “è giusto che non sia più severa di quanto dovuto”.

La Svezia con una popolazione di 10,3 milioni di abitanti, alla data del 26/03/2020, aveva registrato 2840 contagiati e 77 decessi con l’incidenza di 1 caso ogni 3.469, per fare un confronto italiano la Regione Lombardia con 10,06 milioni di residenti a quella data contava 34.889 casi di contagio e 4.861 decessi ovvero 1 contagiato ogni 288 persone.

Un mese dopo la Svezia ha raggiunto i 18.000 contagi e 2.000 morti, mantenendo un tasso di contagio e di decessi che in rapporto alla popolazione è meno della metà di quello dell’Italia. 

Ad oggi questa strategia sembra non avere contraccolpi negativi sulla diffusione dei contagi e sul tasso di mortalità. Anzi. Ma il vero vantaggio è che se l’obiettivo dell’immunità di gregge fosse confermato, il Paese potrebbe proseguire con tutte le attività aperte senza più temere per la diffusione del virus. A differenza dei paesi che, come l’Italia, hanno impostato tutto sul lockdown e sul distanziamento sociale che dovrà pertanto proseguire anche in caso di riapertura delle attività.

Lo stato scandivano, in sostanza, ha perseguito fin da subito una strategia che non comprima le libertà personali, considerata da loro un fondamento della democrazia, per consentire all’economia di funzionare quasi a pieno regime.

Fonte: Sito Ufficiale della Sanità Pubblica Svedese

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