Il coro dei sì

Ci sono due tipi di attesa: si può contribuire alla costruzione di quello che arriva oppure aspettare il futuro in modo passivo

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Vorfreude è una parola tedesca che significa “la gioia dell’attesa”. Quel piacere che nasce nel momento in cui si prefigura qualcosa di bello che sta arrivando e che è, forse, uno dei motivi che spinge i tedeschi a essere dei maghi della programmazione. 

Ci sono due tipi di attesa: si può contribuire alla costruzione di quello che arriva oppure aspettare il futuro in modo passivo.
Milano incarna da sempre la prima dimensione, quella del piacere di costruire il futuro. Un esempio è stato Expo: nei primi tempi che precedevano la sua realizzazione si è rimasti in un’attesa passiva e questo aveva generato un periodo cupo, di desolazione. Ma nel momento in cui Milano ha preso in mano la costruzione del progetto, è stata subito investita da una nuova energia aprendo la porta a un periodo elettrizzante. L’effetto Expo ha prodotto benefici nel momento in cui Milano si è impegnata nella sua progettazione. Questa è la vera Vorfreude, il piacere di fare qualcosa che sai che ripagherà i tuoi sforzi. Un impegno che capitalizza la gioia: perché c’è il piacere nel farlo e la gratificazione nell’attenderne i frutti.

A questa mentalità costruttiva dell’attesa, si contrappone l’altra componente, tipica di una cultura che sta contaminando Milano anche se non le appartiene.
La cultura da coro dei no. Un coro che non solo si oppone a qualunque tentativo di avere un ruolo attivo sul futuro ma che toglie anche ogni Vorfreude, il piacere che nasce dall’attesa di qualcosa di bello a cui stai contribuendo. Quindi invece di capitalizzare la gioia, capitalizza la depressione in chi è parte del coro e in chi viene spento dal coro. 

Il coro dei no si oppone a qualunque tentativo di costruire il cambiamento, è una musica che è una non-musica, una non-musica che si sovrappone a qualsiasi musica. È il deserto dei tartari in cui ogni attività è preclusa dallo sguardo all’orizzonte, dall’eterna attesa di qualcosa che arrivi da fuori a risolvere la triste condizione attuale. Una condizione attuale che è triste proprio perché si vive l’attesa nel coro dei no. L’attesa di un messia che nel momento in cui dovesse arrivare lo si metterebbe in croce. 

Milano invece di rimanere sopraffatta dal coro dei no deve fare come per Expo. Deve rilanciare un nuovo spartito, una nuova musica, deve innalzare un coro dei sì che dia una nuova dimensione alla coralità della città e che sia d’ispirazione per il Paese.

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