🔴 Sala contro lo Smart working: “torniamo al lavoro!”

Sala contro la retorica dello smart working: è il momento di tornare a lavorare! Si alza un vespaio di polemiche ma il sindaco rilancia: "bisogna pensare anche ai molti che non se lo possono permettere e alle conseguenze per le attività commerciali"

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Nel suo consueto video quotidiano il sindaco Sala si scaglia contro lo smart working. La sua posizione è che bisogna “tornare a lavorare”, sia per evitare l’effetto “grotta” di protezione per chi ha lo stipendio garantito, sia perché lo ritiene una flessibilità e non una modalità di lavoro. Concetto ribadito anche nella conferenza stampa a Palazzo Marino, in risposta alle numerose critiche sul suo profilo social.

🔴 Sala contro lo Smart working: “torniamo al lavoro!”

 

# Sala su Facebook: “E’ il momento di tornare a lavorare”

Le parole del Sindaco nel suo consueto video quotidiano di oggi 19 giugno: “Un consiglio mi sento di darlo, io sono molto contento del fatto che il lockdown ci abbia insegnato lo smart working, e ne ho fatto ampio uso in Comune, ma ora è il momento di tornare a lavorare perché l’effetto grotta per cui siamo a casa e prendiamo lo stipendio ha i suoi pericoli. Tutto ciò va contestualizzato nella situazione sanitaria. Vi suggerisco di leggere quello che dice in un’intervista il professor Giuseppe Remuzzi dell’Istituto Mario Negri, dice che la carica virale oggi è molta bassa. Semplificare è rischiosissimo e non lo voglio fare, sminuire il potenziale problema è altrettanto rischioso ma riflettiamoci“.

Sala guarda a chi ha più difficoltà: “Questa è una realtà per cui soprattutto per le parti più deboli dal punto di vista del lavoro, i giovani e le donne, c’è una seria ipoteca per il futuro, quindi dobbiamo occuparcene. Sto cercando di fare il possibile per ridurre la perdita di lavoro che sta avvenendo della nostra città e creare nuove occasioni di lavoro“.

# Le critiche: “Lavoriamo anche più che in ufficio”, “con lo smart working si riduce il traffico”, “e ai figli chi ci pensa?”

Tra chi evidenzia di “lavorare molto di più da casa”, oppure “Altro che “effetto grotta”: lavorare a casa non significa “lavorare per finta”. È questa mentalità che rende l’art.1 Cost. inattuato“. C’è chi sottolinea le carenze dei servizi pubblici e delle aziende e, al tempo stesso, i benefici che la città trae dal lavoro da casa di tanti cittadini: “Che delusione sentir dire queste cose come fossimo negli anni ’70. Da un sindaco di una città uccisa dal traffico che potrebbe solo giovarsi dello smartworking“. O anche: “I lavoratori in smartworking sono anche quelli che devono curare i loro figli perché nessuno si è preso la briga di pensare a loro e non ha neanche pensato di riaprire le scuole“.

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Fonte: corriere.it/economia

# Il nuovo rilancio di Sala nella conferenza stampa a Palazzo Marino: lo smart working è un lusso che non tutti si possono permettere

Nella prima conferenza stampa “post-covid”, organizzata dall’associazione Cronisti in a Palazzo Marino in Sala Alessi, il Sindaco ha spiegato meglio il suo pensiero rispondendo al giornalista Fabio Massa di affaritaliani.it: “Noi stiamo assistendo a un crollo molto significativo dei beni di consumo nel mondo. Dopo le vacanze le aziende devono trovare un equilibrio: vedremo licenziamenti. E credo che le aziende lavoreranno anche sugli spazi. […] Ed è quindi necessario che oggi si sia molto poco egoisti. A chi mi critica vorrei dire che vedrò i precari dello spettacolo. Vaglielo a dire a loro, di continuare lo smartworking. Bisogna essere poco egoisti e pensare che una città non cambia pelle un giorno con l’altro. […] Ma se la gente sta in casa qualche ripercussione c’è. Lo smartworking è una leva di flessibilità non una modalità normale. […] Lo ripeto: non sono concettualmente contro lo smartworking. C’è tutto un mondo che vive sul fatto che gli altri si muovono. […] Ma ci stiamo dimenticando che i lavoratori sono il 40 per cento della popolazione italiana? Se poi per avere consenso bisogna dire solo cose gradevoli e carine allora io non ci sono. Il tema del consenso per me adesso è davvero irrilevante. Io continuerò a dire quel che penso

Fonte: affararitaliani.it

# Quando Ichino ha detto “Smart working? Per dipendenti pubblici spesso è vacanza

Ichino, giuslavorista e già parlamentare, non è stato leggero nell’affrontare il tema dello smart-working nella pubblica amministrazione: “Nella maggior parte dei casi è stata solo una lunga vacanza pressoché totale, retribuita al cento per cento. Si sarebbe potuto estendere a questi settori il trattamento di integrazione salariale“, ovvero la cassa integrazione che per i dipendenti pubblici non c’è, visto che il datore di lavoro è lo Stato. L’idea di Ichino era quella di «destinare il risparmio a premiare i medici e gli infermieri in prima linea, oppure fornire i pc agli insegnanti, costretti a fare la didattica a distanza con i mezzi propri». 

# La nostra proposta: un gesto di solidarietà dai garantiti ai non garantiti

Una proposta che avevamo già avanzato, come gesto di solidarietà nei confronti dei liberi professionisti, dei dipendenti privati senza cassa integrazione e di chi in generale è rimasto senza reddito, per ridurre al contempo l’esposizione al debito pubblico e rinsaldare l’unità nazionale, per la quale avevamo ricevuto numerose critiche. Un’idea non così assurda, visto che ad esempio l’Uruguay ha applicato un taglio del 20% dello stipendio dei suoi dipendenti pubblici sopra i 1.800 dollari per sostenere i precari e in tutti coloro che si sono ritrovati in difficoltà economica durante l’emergenza Coronavirus.

Lo smart-working non può essere la soluzione definitiva ed è indubbio che svantaggia di più il libero professionista o il lavoratore precario, che si trova a lavorare senza orari, rispetto al dipendente pubblico che deve essere tendenzialmente disponibile negli “orari di sportello”, svincolato di solito da obbiettivi da raggiungere. Per questo va ripensata sia la modalità di smart working nell’ottica di un miglioramento della qualità della vita e dell’efficienza sia del privato che del pubblico, con il lavoro in presenza che dovrà essere rivalutato anche per mantenere in vita l’economia delle attività commerciali che ruotano attorno a uffici e imprese.

Fonte: corriere.it

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FABIO MARCOMIN

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.