Milano clean city: 5 iniziative per rendere la città più PULITA

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Forse ci siamo, il conto alla rovescia per la lotta ai rifiuti è cominciato. Proprio in queste settimane l’UE sta deliberando alcune misure definitive per liberare il pianeta dalle plastiche più inquinanti, e anche l’Italia sembra voler recepire questa istanza promuovendo tutta una serie di iniziative per affrontare l’era del plastic free challenge. Delle 530mila tonnellate di Pet immesse sul mercato nel nostro paese infatti, solo 235mila vengono rigenerate. Il resto va ancora in discarica, all’inceneritore, o disperso nell’ambiente, nonostante il Pet delle bottiglie sia uno dei polimeri plastici più facili da riciclare e con una quotazione sul mercato di nuovo in aumento dal 2016.

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Le iniziative di San Francisco, Hong Kong e Parigi

Le pratiche virtuose sono note, si tratta solo di metterle in pratica. 1. riduzione della produzione di rifiuti, ad esempio evitando materiali e confezioni monouso. 2. riciclo: promozione di uno smaltimento consapevole dei rifiuti in modo che possano essere trasformati in materiali con un nuovo ciclo di vita e di utilizzo. 3. riuso: adozione di contenitori o oggetti che possano essere impiegati più volte e per più scopi.

San Francisco e Hong Kong hanno già vietato la vendita di acqua e bevande contenute in bottiglie di plastica in tutti i distributori automatici presenti negli spazi e negli uffici pubblici, nelle strutture sportive, negli uffici e nei parchi comunali. Da anni a Parigi esistono fontanelle che erogano gratuitamente anche acqua gasata, dotate di un distributore automatico di borracce firmate nientemeno che da Philippe Starck. Recentemente anche da noi il Ministero dell’Ambiente si è attivato sotto la pressione UE con l’obiettivo di liberare i Ministeri e le istituzioni, le Regioni, le Provincie, le Città Metropolitane, i Comuni e tutti gli enti pubblici dall’utilizzo tutti gli articoli in plastica monouso. E molti comuni della penisola hanno già risposto all’appello.

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Milano in pole position

E Milano non è certo da meno. Con l’obiettivo di incoraggiare l’uso dell’acqua potabile fornita dall’acquedotto riducendo così l’utilizzo di bottiglie in plastica, a partire dal 2013 il Comune ha installato 20 case dell’Acqua, che erogano gratuitamente con la tessera sanitaria 6 litri al giorno procapite di acqua fresca, liscia o gasata. A breve la plastica usa e getta dovrebbe iniziare a scomparire anche dai distributori automatici e dalle mense  a favore di packaging biodegradabili, proprio a partire dagli uffici dell’amministrazione comunale e delle sue partecipate.

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Nel campo della raccolta differenziata poi non ci possiamo proprio lamentare, dato che con una percentuale del 55,6% siamo secondi solo a Vienna. Il modello lombardo di raccolta dell’umido è stato addirittura esportato a New York, portando in soli due mesi ad un incremento del 400% . Anche per la raccolta dei RAEE non ci facciamo mancare niente: da quest’anno e fino a luglio 2019 si sperimentano quattro Ecolsole fisse per la raccolta dei rifiuti elettronici di piccole dimensioni  – lampadine,  ferri da stiro, phon, radioline, smartphone, ecc. – riciclabili fino a oltre il 90% del loro peso, e che fino ad ora dovevano essere portati in discarica. A breve sul sito del Comune sarà possibile conoscere esattamente quali e quanti vantaggi genera il corretto trattamento dei rifiuti grazie al Contatore Ambientale – frutto della collaborazione tra Palazzo Marino, Conai, Amsa, A2A Ambiente e Amat – che permetterà di conoscere precisamente quanta acqua o emissioni di anidride non verranno prodotte grazie al riciclo, così come le materie prime vergini che saranno risparmiate.

Ma la strada è ancora lunga, e che qualcosa non funziona ce lo dicono chiaramente anche i recenti roghi di Novate e di via Chiasserini. Spiando le iniziative messe in campo qua e là in giro per il mondo, abbiamo stilato un piccolo campionario semiserio di come potrebbe essere incrementata ulteriormente la raccolta differenziata a Milano, prendendo spunto dalle iniziative già messe in campo.

#1 Cash for trash, ovvero il metodo del rinforzo positivo

Premi e sconti in cambio di immondizia. Funziona in questo modo. Si dislocano in alcuni punti strategici dei cassonetti mangia-rifiuti, detti ecocompattatori incentivanti, che in cambio di lattine, bottiglie e altri contenitori di plastica possono dare accesso a una vasta possibilità di benefit. Si fanno esperimenti in questo senso in ogni dove: si va dai buoni sconto per fare la spesa a un giro gratis sul metro, come fanno da tempo a Pechino e più recentemente anche a Istanbul. A Noord, non a caso  il quartiere più creativo e innovativo di Amsterdam, chi ricicla plastica o fa una differenziata spinta viene premiato con strane monete verdi da spendere negli esercizi commerciali della zona – un caffè, una lezione di yoga, una sistematina alla bici –  mentre alcune delle attrazioni turistiche più famose del Regno Unito stanno offrendo un ingresso a metà prezzo in cambio di bottiglie di plastica usate.

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Ora, io non ce li vedo proprio i milanesi che si caricano valigiate di bottiglie in macchina quando vanno al supermercato per qualche punto fragola in più, ma se esistesse una tessera che permetta di usufruire di sconti su alcuni servizi comunali (i biglietti del tram, piuttosto che un’ora di parcheggio gratis, un giro con il BikeMe o uno sconto al museo), mi vien da dire “ma perché no”? Se poi questi ecocompattatori, o come li vuoi chiamare, li piazzi in zone strategiche come quelle di movida, fuori dallo stadio e così via, risolvi tre problemi in uno: togli i rifiuti dalla strada senza far fare gli straordinari all’Amsa, aumenti la differenziata e offri un giro verso casa a chi ha alzato tropo il gomito a guidare quella sera proprio non ce la fa.

#2 La cauzione, ovvero il vuoto a rendere

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E’ ormai un grande classico nei paesi del Nord Europa e nella vicina Germania. CLa Germaniaha raggiunto il 98% del riciclo di lattine e bottiglie di plastica, Ora, non è che i nordici abbiano inventato nulla, il sistema dei vuoti a rendere per il vetro noi ce l’avevamo già negli anni Ottanta. Se tornassimo ad applicarlo, per obbligo o a incentivi, almeno a tutti le attività di somministrazione di bevande di Milano, sarebbe già un bel passo avanti.

#3 Il bastone e la carota

Questo è un metodo più talebano ma che nei piccoli comuni in cui viene già applicato sembra dare ottimi risultati. Non ricicli e fingi di non capire che non puoi mettere la carta dentro i sacchetti di plastica? Anziché scaricare il costo su tutto il condominio, dando magari la colpa al vicino che fa Airbnb, ti viene recapitata la multa  direttamente a casa. Produci poco pattume e ti sei studiato bene il libretto di istruzioni? Non pacche sulla spalla ma un bello sconto sulla quota variabile della TARI. Si può fare applicando un microchip da apporre sulle buste della spazzatura che finiscono poi nei bidoni condominiali, o con un badge che identifica il cittadino al momento in cui getta nel cassonetto delle isola ecologiche. Se vi sembra una soluzione da grande fratello non avete tutti i torti; ma se non ci scandalizziamo del fatto che già ci sbirciano nel conto corrente, perché farlo per un sacchetto della monnezza? Comunque tranquilli, la TARI per ora non si abbasserà, tutt’altro, almeno fino a quando la Lombardia dovrà continuare a prendersi il pattume del resto di Italia.

#4 The tourist factor

Da non sottovalutare assolutamente soprattutto ora che siamo diventati una delle più ambite mete turistiche europee. E il turismo si sa, è uno dei fattori più critici nell’ambito della produzione di rifiuti. Ma perché non trasformarlo in una opportunità? Ad Amsterdam l’hanno studiata davvero scaltra: a bordo della Plastic Whale i turisti visitano la città e intanto, retino alla mano, ripuliscono le acque dei canali da bottiglie, tappi e sacchetti che diventano poi mobili da ufficio, pagando persino: due ore al costo di 25 euro, incluso bevande e snack, skipper e guida inclusi.

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Ora che stiamo per riaprire i Navigli è una possibilità da tenere in considerazione, a meno di non voler delegare alle nutrie le ordinarie pulizie di primavera. Se la soluzione proprio non convince, in alternativa si può utilizzare il badge del punto #1, opportunamente distribuito nelle strutture ricettive, per consentire ai turisti di guadagnare punti che diano accesso a sconti, pass speciali o gadget griffati Milano, ad esempio delle shopping bag rigorosamente eco.

#5 Plastic Trend per i Fashion/Design Addicted

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Siamo la capitale della moda e del design, non dite che non lo sapevate. Il 2018 è stato l’anno della plastica, in passerella hanno spopolato il vinile, il pvc ed il nylon nello loro molteplici varianti di colori, ma anche borse, scarpe, occhiali e gioielli con inserti trasparenti. Sempre più mobili vengono realizzati con la plastica riciclata, e forse non tutti sanno che le ante della cucina KUNGSBACKA di Ikea sono opera di un’azienda italiana. Ora, se noi cittadini siamo fra i principali “produttori” di rifiuti, ovvero di materia prima per le aziende, perché non premiare direttamente anche i consumatori più virtuosi mettendo in palio un pass per la sfilata o per l’evento vip della fashion/design week? Non so voi ma io non ci sputerei proprio sopra.

#6 Last but not least, chiudiamo il Plastic! 

No dai, scherzavo.

 

ROBERTA CACCIALUPI

 

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Roberta Caccialupi
Storica di formazione, “multimediale” per professione, da alcuni anni racconto sul mio blog la vita e le contraddizioni del quartiere Isola, luogo di partenza della mia famiglia in cui, dopo vario pellegrinare, sono tornata a vivere. Qui è nato e si consolida ogni giorno l’amore per la mia città.