Mi ripeto, mentre percorro in auto la circonvallazione semi vuota, viale Zara libera, Via Farini mezza chiusa, “è lunedì“. Mi convinco che sarebbe così in un qualsiasi lunedì di un anno meno funesto di questo. Eppure vedo serrande abbassate, tavolini impolverati e accatastati un po’ ovunque, e questo non è un lunedì qualsiasi, ma il primo giorno di un “liberi tutti” tanto atteso. Ecco un breve viaggio nella mia Milano, principessa addormentata.
D-day: cronache da Milano nel primo giorno di RIAPERTURA TOTALE
# I tappa: Corso Como
Trovo parcheggio davanti all’Anteo Palazzo del Cinema. Questo già è estraniante. Corso Como è irriconoscibile: quella che, fino a qualche settimana fa, era la via dello struscio milanese, oggi è un tratto pedonale senza anima. I locali a quest’ora, con centinaia di tavolini all’aperto ben attaccati l’uno all’altro per evitare perdite di clienti e relativi incassi, dovrebbero sparecchiare dal pranzo tardivo dei turisti e prepararsi all’happy-hour anticipato della tipica movida milanese. Ma lo spettacolo è triste.
Alcuni tavolini ci sono ma sono vuoti, e credo che molti locali abbiano rinunciato ad aprire.
I negozi lungo la via sono deserti, alcuni bui riportano sulla porta le norme di sicurezza per l’entrata, semmai qualcuno decidesse di varcare la soglia.
Arrivo in Garibaldi e salgo la scalinata verso Piazza Gae Aulenti.
# II tappa: Gae Aulenti
Ero certa che il negozio della Ferragni mi avrebbe dato soddisfazione, ma nemmeno lei mi risolleva il morale. La commessa all’interno, con la sua bella mascherina d’ordinanza, è angosciata dal vuoto cosmico a cui è destinata.
Alla fine della scalinata la scultura Le voci della città, l’opera scultorea di Alberto Garutti, suona a vuoto nei suoi 4 piani di tristezza.
La piazza offre un po’ più speranze, ma la fontana non funzionante toglie la poesia ai soliti fotografi compulisivi. I negozi sono aperti e in alcuni c’è addirittura vita.
Lo sport e la cosmesi vanno sempre, evidentemente a prescindere dalle pandemie. All’entrata del grande magazzino di beauty una commessa prende la temperatura e fa entrare una persona alla volta. Questo è quanto è scritto all’ingresso, ma al momento le persone all’interno di uno spazio di, così ad occhio, trecento metri quadri sono solo 2.
Il negozio sportivo a fianco, invece, fa sanificare le mani.
Il bar con i tavolini fuori ha clienti. Sorrido.
# III tappa: la Biblioteca degli Alberi
La natura sembra, al momento, l’unica amica fedele dei milanesi. Il plein air rilassa gli animi, distende le tensioni, evita di pensare alle conseguenze dei luoghi chiusi, dà una tregua alle mascherine. La gente si muove liberamente, con le dovute distanze, e sul bel prato, tra Solaria e Bosco Verticale, dei cerchi rossi delimitano gli spazi in cui il “liberi tutti” appare assoluto. Al suo interno sei salvo, nessun virus ti raggiungerà, nessun agente di polizia potrà dirti cosa fare. Sei come a casa.
Mi ci siedo un attimo all’interno e capisco il senso della libertà delimitata e limitata. Rabbrividisco e mi domando dove debba arrivare la mano dello stato e dove l’autodeterminazione del singolo. La mente corre al concetto della sindrome della capanna, una paura che non mi sembra così lontana dal sentimento che provo ora.
# Ultima tappa: corso Garibaldi
Altro luogo cult del passeggio milanese. Locali da aperitivi dove se non hai occhiali da sole e tacchi alti non sei nessuno, pasticcerie note in cui il numerino del taglia-code è uno status symbol, sono punti di incontro e di misurazione della posizione occupata nella scala sociale. O ci sei o non ci sei. Non ci siamo. Per la triste descrizione, leggere sopra “I tappa: Corso Como”.
# Caro Stato, caro Sindaco
Il ministro Boccia ha dichiarato: “Sono preoccupato perché oggi comincia la settimana più difficile”.
Caro ministro e caro sindaco, Milano oggi è una bellissima principessa addormentata. Sfiancata da 2 mesi di chiusura totale, sfinita da promesse e piani vacui, esausta dall’emergenza sanitaria che forse poteva essere gestita in modo diverso.
E se il principe sono le istituzioni, temo che il risveglio sarà lento e doloroso.
Confido nell’“atto d’amore”, per parafrasare il premier, dei milanesi, che sanno essere orgogliosi, forti, e andare oltre le basse aspettative di chi li governa.
Fotogallery di Natalia Molchanova:
La Rinascente rinasce con Alberto Fortis (di Andrea Cherchi):
BARBARA VOLPINI
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