🔴 Pronto TEST per verifica positività da Coronavirus IN 60 MINUTI: l’Italia potrebbe seguire il modello Corea del Sud

Il kit della Diasorin approvato anche dalla FdA americana. Il Governo starebbe considerando di impiegarlo per seguire il modello Corea del Sud

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Primi test drive-thru a Bologna

La difficoltà nel sottoporre a tamponi per il Covid-19 la popolazione italiana è ormai un dato conclamato: al dato aggiornato di ieri (20 marzo 2020) sono solo 206.886 i tamponi eseguiti, a tal punto che non si riesce a effettuare controlli nemmeno a tutte le persone sintomatiche, questo porterebbe a sottostimare il numero di persone contagiate lasciandole libere di infettare altre persone.

In Corea del sud sono almeno 20.000 i test ogni giorno da quando è iniziata la pandemia e i contagi si sono praticamente arrestati, in Lombardia invece dopo un primo inizio di controlli a tappeto, i tamponi si sono fermati a 57.174 e i casi di positività sono in continua crescita, per molti ancora al di sotto di quelli effettivi. Da un’azienda italiana, la Diasorin Spa, quotata alla Borsa di Milano, giunge ora la possibilità di fare test in tempi rapidi: un’ora e a costi ridotti.

I vantaggi di eseguire tamponi su vasta scala sarebbero quelli di individuare e isolare tutte le persone contagiose, consentendo così di tutelare maggiormente i soggetti più a rischio e di ampliare la libertà di azione a chi non risulta infetto, sulla scia di quanto sta accadendo in paesi come Corea del Sud e Taiwan.

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Pronto test per verifica positività da Coronavirus in 60 minuti

Arriva da Vercelli il kit per effettuare 100.000 analisi sulla presenza del virus: controlli possibili già da inizio aprile

Il merito va ascritto all’azienda DiaSorin Group che grazie al suo kit di test molecolare darà la possibilità di partire con 100mila controlli sulla presenza del Coronavirus già da inizio aprile e con tempi drasticamente ridotti, in soli 60 minuti. Questo sistema di test verrà distribuito alle strutture di triage, per consentire le analisi senza dover entrare nelle strutture ospedaliere ma direttamente nelle tensostrutture poste all’esterno.

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Il nuovo test è stato autorizzato dalla Food&Drugs Americana e potrebbe avere il via libera per indirizzarlo alle regioni con il più alto numero di contagi registrati ovvero le più popolose regioni del Nord Italia, all’inizio Piemonte e Lombardia.
Il risultato di questa tecnologia, che ha sfruttato una piattaforma pensata ai tempi dell’operazione Desert Storm (la Diasorin Group ha rilevato nel 2016 l’azienda americana che l’ha sviluppata), quando tutti i militari statunitensi furono tutti vaccinati contro l’antrace, è frutto del lavoro H24 di 25 ricercatori in collaborazione con lo Spallanzani di Roma e il San Matteo di Pavia italiane che in sole 8 settimane hanno portato a temine un lavoro che di solito impegna 12 mesi.

Sulle orme della Corea del Sud

Fino a qualche qualche settimana fa la Corea del Sud era il maggior focolaio di coronavirus dopo la Cina. Dopo la curva dei contagi si è fermata dando ragione al modello fatto di controlli a tappeto e Big Data messo in atto da Seoul. Ora i contagi nel paese asiatico crescono a ritmo molto contentuto: secondo i dati forniti dal Korea Centers for Disease Control and Prevention (Kcdc), i nuovo contagi sono stati 147 venerdì, per un totale di 8.799, i nuovi morti solo 8 per un totale dall’inizio della crisi Covid-19 di ‘soli’ 102 decessi.
In Italia invece la situazione è arrivata a un livello drammatico: ieri la Protezione Civile ha indicato un totale di 37.860 malati di coronavirus, con un’impennata record di 5.986 nuovi casi in un solo giorno. Nuovi massimi anche a livello di decessi: 627 in più per un totale di 4.032.

Come riporta Repubblica il governo italiano starebbe per prendere in considerazione l’adozione del modello Corea del Sud, come afferma Walter Ricciardi, consulente scientifico del ministro della Salute Roberto Speranza: “Dobbiamo seguire la strategia adottata da Seul. D’accordo con il ministro, sto proponendo che la si adotti anche in Italia”.

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FABIO MARCOMIN

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.