Milano città stato d’EUROPA

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Le città non hanno veri confini. Li hanno in termini amministrativi. Qualche volta sono anche delimitate naturalmente. Ma, il più delle volte, una grande città si estende su un’area formata dalla sovrapposizione di tante diverse connessioni (ecologiche, sociali, della mobilità, economiche,…) il cui limite non è mai netto e assoluto (o dentro o fuori), ma sfumato e cangiante, persino nell’arco delle 24 ore.
In conseguenza della propria natura, le città non hanno quel tipo di confini che sono più pericolosi per la libera e pacifica convivenza civile: i confini della contrapposizione identitaria. Lo Stato nazionale può essere creato, invocato o difeso nei propri confini (ben delimitati e controllati) per definire “noi” contro gli “altri”: su base etnica, religiosa, linguistica, o su una combinazione di tali elementi. Storicamente si è trattato spesso di pretese imposte con la forza e dagli esiti fallimentari, ma tuttora l’idea circola. Anche le Regioni, con qualche forzatura in più, si possono prestare a questo utilizzo.
La città no. Non può vivere di una sola ed unica identità. Diventerebbe un ghetto.

Ecco perché “Milano Città Stato” è un obiettivo possibile ed auspicabile solo se ne ampliamo l’orizzonte: “Milano Città Stato d’Europa”. Nell’epoca dei muri e delle paure, l’identità europea è la più preziosa per Milano, perché esprime l’ambizione di aprirsi, di connettersi e connettere. Non voglio con questo eludere i limiti dell’attuale costruzione istituzionale dell’Unione europea, in particolare nella legittimazione democratica del processo decisionale. Ma, prima ancora di ogni doverosa riflessione sulle necessarie riforme della UE, è l’Europa la direzione dove cercare risposte di governo alle grandi questioni del nostro tempo, a fronte dell’inadeguatezza conclamata degli Stati-Nazione. La direzione opposta è quella del nazionalismo delle piccole patrie, delle illusioni indipendentiste che possono mandare in pezzi le nostre istituzioni. O si va in una direzione o nell’altra: bisogna scegliere, fin dalle parole d’ordine. Ecco perché “Milano Città Stato Europea”.

“Milano Città Stato” è un obiettivo possibile ed auspicabile solo se ne ampliamo l’orizzonte: “Milano Città Stato d’Europa”

Milano -come ogni città dinamica- ha già connotati transnazionali, che si alimentano della libera iniziativa delle persone e che non spetta certo alla politica costruire artificialmente. La politica può però fornire strumenti adeguati per facilitare il compito. Il progetto di Vivaio si muove nel solco di ciò che è già consentito dalla normativa italiana per costruire una autonomia politica all’altezza delle sfide che si pongono per il nostro territorio. La stessa Città metropolitana di Milano -ad oggi istituzione svuotata di poteri e di democrazia- potrebbe già attivare il superamento dell’attuale perimetro istituzionale milanese attraverso l’elezione diretta del Sindaco metropolitano e l’effettiva autonomia degli attuali municipi.
Il progetto di “Milano Città Stato Europea” non può però ridursi a uno scontro sulla ridefinizione dei poteri, ma deve affrontare anche il tema della qualità dei poteri. Due obiettivi devono essere centrali: democraticità e federalismo fiscale.
In termini democratici, la partecipazione effettiva del cittadino nel concepire, deliberare e controllare le decisioni pubblica merita non solo riforme istituzionali (poteri di iniziativa popolare e referendaria) ma anche investimenti tecnologici per l’effettivo esercizio del diritto a conoscere e interagire con le istituzioni.
Per quanto riguarda l’aspetto fiscale, bisogna invertire la tendenza di questi anni di graduale svuotamento dell’autonomia fiscale dei Comuni. Sono la fiscalità ambientale (certo non aggiuntiva, ma sostitutiva di altre forme di imposizione nazionali, regionali e locali) e la valorizzazione economica dei beni culturali (sulle quali Vivaio lavora) le chiavi per fornire a “Milano Città Stato Europea” i mezzi per investire sul proprio futuro senza dilapidare il patrimonio di risorse ecologiche e immateriali.

Due obiettivi devono essere centrali: democraticità e federalismo fiscale.

In tempi in cui il “sovranismo” è diventato il termine per riproporre come novità il ritorno al passato dei nazionalismi, “Milano Città Stato Europea” può indicare la direzione opposta, quella della sovranità democratica ed economia del cittadino. A livello nazionale, Radicali italiani ha avviato la raccolta firme su una proposta di legge proprio sull’accessibilità anche digitale e il potenziamento degli strumenti di iniziativa popolare e di controllo della qualità dei servizi. A livello milanese, c’è una proposta semplice, sulla quale abbiamo raccolto l’impegno del Sindaco Sala in campagna elettorale: abolire il divieto di referendum cittadini in materia di tariffe e tributi, come in Svizzera.

In ultimo, esiste già uno strumento che consente alle grandi città mondiali di muoversi come attori globali senza aspettare il “permesso” degli Stati, delle Regioni o di altre istituzioni. Le “reti” e i “patti” tra città di tutto il mondo rappresentano già oggi una realtà significativa che traduce in pratica l’ambizione globale di Sindaci che non vogliano limitarsi alla retorica. L’azione delle città mobilitate contro il riscaldamento globale anche a fronte della timidezza o reticenza di molti stati nazionali è un esempio già rodato da anni. La rete di città che scambiano migliori pratiche in tema di integrazione e governo delle politiche migratorie sta crescendo in consapevolezza. Milano sta già giocando, grazie ad Expo, un ruolo in tema di alimentazione, che potrebbe rappresentare un volano in altri campi collegati, come quello della ricerca scientifica. Una Rete di Città federaliste europee potrebbe essere un’altra iniziativa per avvicinarci al modello di Milano Città Stato Europea senza aspettare che il Parlamento italiano abbia un sussulto di consapevolezza su quanto sia urgente imboccare seriamente la strada federalista.

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MARCO CAPPATO

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Marco Cappato
Sono nato nel 1971, laureato in economia, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, promotore del Congresso mondiale per la libertà di ricerca e della campagna Eutanasia legale. Sono stato deputato europeo radicale, Consigliere comunale e metropolitano a Milano e presidente di Radicali Italiani. Curo l’edizione domenicale della rassegna stampa di Radio radicale “Stampa e regime”, sono giornalista pubblicista.