Cosa ho scoperto che all’estero pensano di Milano

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Nel 2004 ho lasciato Milano con un biglietto Ryanair di sola andata per Stoccolma. A quel tempo si poteva comprare per pochi centesimi. Non sapevo neppure dove avrei passato la notte ma sapevo che era l’inizio di un lungo viaggio.
Quel viaggio è durato sette anni e mi ha portato a vivere nelle città che amavo di più in Europa: dopo Stoccolma, Copenaghen, Amsterdam, Parigi e San Pietroburgo, alla fine mi sono fermato a Berlino dove ho vissuto nella zona est, così a est che molti di Berlino ovest non c’erano mai stati.
Nei miei sette anni da emigrante ho imparato presto che Milano vista con gli occhi di chi la guarda da lontano è una delle città più straordinarie del mondo.

10 cose che ho scoperto che all’estero pensano di Milano

#1 Milano vs Italia

L’immagine dell’italiano non è sempre delle migliori quando ci si trova all’estero. Se ci definiamo italiani, l’idea che trasmettiamo è di creature simpatiche, buffe, ma poco credibili, poco affidabili e poco oneste. Quando dici di essere italiano di solito la reazione è di un sorriso di scherno, che ti fa sentire un inferiore. Ma quando dici che sei di Milano tutto cambia. Il 100% delle persone a cui ho detto di venire da Milano hanno reagito con approvazione se non con ammirazione.

#2 L’importanza della Scala (e della lirica)

Noi la consideriamo solo alla “prima” di Sant’Ambrogio, per vedere chi partecipa e che disordini accadono, ma solo se si va all’estero si scopre quanto potente sia la Scala come simbolo della lirica. E soprattutto si scopre quanto importante è la lirica nella cultura mondiale. Quando dici “Milano” capita che alcuni rispondano canticchiando qualche aria tipo il Nessundorma o il Rigoletto. C’è chi immagina che a Milano i bar trasmettano opere liriche e che i milanesi per il solo fatto di essere di Milano siano dei grandi esperti di opera. Noi lo sottovalutiamo ma in questo momento migliaia di teatri di tutto il mondo hanno in programma delle opere cantate in italiano e che hanno come massimo riferimento la Scala.
“Quando vai in Italia portami due biglietti della Scala” era una frase molto gettonata da chi mi conosceva.

#3 La moda

Ma la frase più gettonata era “quando vai a Milano comprami dei vestiti di…” seguita da Armani, Dolce & Gabbana, Prada o marchi più o meno noti. Ad esempio le borse di Coccinelle erano molto quotate dalle tedesche. Berlino per me era la capitale dell’antifashion eppure provava in tutti i modi ad ambire al ruolo di capitale della moda.

#4 L’eleganza

Berlino era la capitale dell’antifashion perché in questo era il contrario di Milano. A Milano per fare bella impressione ci si veste bene, a Berlino è l’opposto: ho imparato che molti si vestono male proprio perché altrimenti verrebbero presi per “arrivisti” (uomini) o “zoccole” (donne). Nel vivere la moda Berlino è un universo capovolto e questo porta ad avere dei canoni estetici contraddittori. Per lo straniero, milanese è sinonimo di eleganza e ho notato che appena mi presentavo tutti prestavano molta attenzione al modo in cui ero vestito.

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#5 La bellezza

Quando dici “Milano” molti stranieri rispondono dicendo che è una città bellissima. Non solo. Sembra che all’estero pensino che a Milano ci siano persone bellissime, vestite benissimo, il meglio che si possa vedere. Anzi, si pensa che il milanese sia un grande esperto di bellezza. A me hanno chiesto giudizi estetici su abiti, pettinature, film, su qualunque cosa.

#6 Il Fuorisalone

L’importanza del Fuorisalone come evento unico al mondo l’ho capita stando fuori dall’Italia. E’ davvero un cult, non solo per gli addetti ai lavori. In più vivendo all’estero si capisce che Milano sia fantastica per gli eventi diffusi: in nessun’altra città così grande dove sono stato si riesce a far diventare diffuso in tutta la città un evento.

#7 Milan e Inter

Ora sono un disastro, lo dobbiamo ammettere, ma nel mio periodo all’estero, tra il 2004 e il 2011, Milano era la capitale mondiale del calcio. E’ capitato di giocare anche un derby di semifinale di Champions. Berlino è una città che era una schiappa per il calcio dove l’Hertha lottava per non retrocedere e l’Union, la squadra della zona est, veleggiava a metà classifica in seconda divisione. Ricordo che spadroneggiavano i bavaresi, ma anche loro chinavano la testa di fronte alle nostre squadre.

#8 Mafia

Eh, sì, ci tocca. Questo ci accomuna comunque a tutti gli italiani: per gli stranieri tutti noi siamo collusi con cosa nostra.
Qualche volta ho detto che non mi è mai capitato di conoscere un mafioso, ma quelli hanno reagito pensando che fosse la classica dichiarazione omertosa dell’affiliato.
Più divertente la questione in Russia. Ho imparato che in Russia “mafia” ha tutt’altra immagine. Per loro la mafia è simbolo di forza: addirittura mi è capitato di incappare in persone che dicevano con orgoglio che la Mafia russa ha superato quella italiana. Non ho mai capito se scherzavano o erano seri. I russi sono fatti così.

#9 Berlusconi

Per molte generazioni rimarrà il nostro marchio. Credo sia capitato a chiunque sia stato all’estero: appena si definisce milanese o italiano, c’è sempre qualcuno che a quel punto esclama: “Ah, Berlusconi!!!” e poi scuote la testa o si fa una risata sprezzante. Una volta a Bruxelles, un tassista mi ha preso in giro tutto il tempo dicendo “Berlusconi ladro!”, “Berlusconi mafia” o cose del genere. Alla fine del percorso mi ha fregato dei soldi, chiedendomi il triplo della tariffa normale.

#10 Il suono di Milano

Questo vale solo per i popoli di lingua tedesca. Il suono di Milano in tedesco è magico. Dire, “io vengo da Milano”, si dice: “Ich komme aus Mailand”. Che in tedesco suona sia come “Vengo dalla mia terra” che come “Vengo dalla terra di maggio”. Già. Letteralmente Mailand vuol dire “Terra di maggio”. Un suono dolce, primaverile. C’è chi mi ha chiesto perché Milano è la “terra di maggio”? Un tedesco mi ha spiegato che Milano è terra di maggio perché il mese di maggio è quello dedicato alla Madonna, il simbolo della città. Gli ho risposto con un sorriso.


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Andrea Zoppolato
Più che in destra e sinistra (categorie ottocentesche) credo nel rispetto della natura e nel diritto-dovere di ogni essere umano di realizzare le sue potenzialità, contribuendo a rendere migliore il mondo di cui fa parte.