Portello: perché si chiama e perchè è la piccola High Line di Milano

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Portello perché si chiama così ed è la piccola High Line di Milano
Portello perché si chiama così ed è la piccola High Line di Milano

Là dove c’era erba oggi c’è una città… cantava Adriano Celentano in via Gluck nel 1966. Cinquant’anni dopo, incredibile a dirsi, è accaduto l’opposto, e cioè là dove un tempo migliaia di operai producevano auto e motori per l’Alfa Romeo oggi è un immenso parco urbano: ben 63 mila metri quadrati.

E’ l’ultima conquista del quartiere Portello, del quale tanto si è scritto, molta è stata la querelle montata per la sua riqualificazione, qualcosa è stato fatto.

Ma andiamo con ordine.

Portello: perché si chiama così

Portello era un’antica strada rurale che connetteva Milano a Rho.
Il suo punto di partenza era piazza Sempione.
La strada del Portello venne sostituita agli inizi del XIX secolo dalla nuova strada del Sempione.

Una strada di cui si intravede ancora nel film Rocco e i suoi fratelli del 1960, e che nel 1963 vide il sorgere del nuovo stabilimento Alfa Romeo di Arese, poi dismesso negli anni Ottanta e sostituito dai padiglioni fieristici della Fiera Campionaria.

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Portello: perché tanto rumore?

Un articolo di Marta Brava su Il Giornale del 13 aprile scorso riporta la vicenda nata  il 16 febbraio 2016 quando Vitali spa, società di sviluppo immobiliare presieduta da Massimo Vitali e che dovrebbe realizzare il progetto di Milano Alta nell’area del Portello, e Fondazione Fiera sottoscrivono un accordo di concessione dell’ex Area Alfa Romeo, ben 56mila metri quadrati per 250 milioni di euro di investimento.

Secondo la fase preliminare di Milano Alta, la nuova area del Portello dovrà includere “venti nuovi negozi di vicinato, 5mila posti di lavoro nel nuovo centro, una vocazione di centro direzionale, un indotto annuo previsto di 5 milioni di utenze e nel complesso un aumento dell’1 per cento stimato per il Pil cittadino”. E ancora: “Il nuovo centro ospiterebbe il gruppo alberghiero tedesco Motel One, catena con oltre 50 strutture dislocate nel mondo, con vocazione di design business hotel low cost, una palestra, una clinica, il più grande food district di Milano per 15mila metri quadrati di superficie con negozi di prodotti biologici a km zero, concept store, spazi per eventi e show cooking e ristorazione di qualità. Ma anche spazi espositivi e culturali, aree verdi per sport e tempo libero”.

Portello: perché i ritardi?

All’inizio il Milan aveva detto sì, per realizzarci il suo stadio, poi il dietrofront. Toccherà a Fondazione Fiera mettere mano al progetto, una volta superate le perplessità della giunta del sindaco Sala  – questioni di volumetrie – e gli aspetti legati “ai canoni di affitto da corrispondere alla Fondazione per la concessione e la modifica del progetto che ora prevede l’abbattimento dei due padiglioni”. 

Portello: perché sarà la nuova High Line alla newyorchese?

La chiamano Milano Alta o High Line, perché il progetto prevede la realizzazione di una elegante ciclopedonale elevata di 7 metri sul livello della strada, alla stregua della green street già realizzata a New York.

Portello: a che punto siamo?

E’ notizia di questi giorni che tutta l’area verde lungo viale Serra, tra via Traiano e viale Scarampo, per un totale di 63 mila metri quadri è accessibile al pubblico.

All’interno i cittadini possono trovare due nuovi campi da bocce, un anfiteatro per spettacoli all’aperto, collocato al di sopra di una collinetta.

Dal sito del Comune di Milano si apprende che: “L’opera, ideata dallo studio Land (architetti Charles Jencks e Andreas Kipar), è stato realizzato a scomputo oneri dal Soggetto attuatore del P.I.I. Progetto Portello, la Società Ipermontello S.p.A., e rappresenta l’area baricentrica dell’intero Piano Urbanistico che ha interessato il quartiere Portello negli ultimi anni”.

Il tutto a pochi passi dalla collinetta del Monte Stella, un’altra fetta di storia di Milano che ambisce verso l’alto. 


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Paola Perfetti
Giornalista, content editor, pr, social media manager. Dopo aver avviato alcune start up editoriali ho preso l'arte – in cui sono laureata – e non l'ho messa da parte: nel 2009 ho fondato Milanoincontemporanea.com. Perché sono innamorata cotta di Milano.