Le differenze tra il referendum della Lombardia e quello della Catalogna

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Mentre la Spagna è incendiata dagli esiti del referendum in Catalogna, la Lombardia si prepara molto più sobriamente ad affrontare il referendum sull’autonomia il 22 ottobre. Anche se si tratta di un referendum consultivo, quindi privo di effetti giuridici, è comunque il primo referendum, insieme a quello in Veneto, che potrebbe portare all’applicazione dell’articolo 116 della Costituzione, che prevede che “Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia (…) possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata”. Fino ad ora mai in Italia è stato applicato questo comma e, dunque, Lombardia e Veneto si candidano come le prime regioni che potrebbero vedere incrementata la loro autonomia.
Ma vedendo quello che sta succedendo in Spagna, la domanda che molti si pongono è: quali sono le differenze tra il referendum in Catalogna e quello in Lombardia (e in Veneto)? Noi ne abbiamo trovate sette.

Le differenze tra il referendum della Lombardia e quello della Catalogna

#1 unilaterale vs autorizzato

Il referendum in Catalogna non è mai stato autorizzato dallo stato spagnolo. E’ stato un atto unilaterale del governo catalano in contrasto con i principi costituzionali. Questo ha scatenato l’intervento delle forze di polizia per impedire il voto e sta innescando lo scontro tra Spagna e comunità autonoma della Catalogna. In Lombardia è tutto diverso: il referendum è stato autorizzato dallo stato italiano e dalla corte costituzionale, si inserisce nell’assetto costituzionale attuale (in particolare con l’articolo 116) e non si prevede alcun intervento ostativo da parte delle forze dell’ordine nazionali o locali.

#2 indipendenza vs autonomia

Il referendum in Catalogna è stato molto chiaro: si votava per trasformare la regione in stato indipendente. Per fare diventare la Catalogna uno stato europeo, separato dalla Spagna, con sue istituzioni e con una sua nazionale sportiva. In Lombardia lo scenario è molto diverso. Quello che si chiede è di poter accedere a forme di autonomia maggiore, che potrebbe essere simile a quella delle regioni a statuto speciale.

#3 divisione vs unità tra le forze politiche

In Lombardia tutti i partiti sono per il SI, almeno in teoria: i due leader delle principali coalizioni che si sfideranno nelle elezioni regionali, Gori e Maroni, si sono espressi chiaramente per il SI. Così come il movimento 5 stelle. In Catalogna c’è invece una frattura tra i movimenti indipendentisti e gruppi unionisti che vogliono mantenere l’unità nazionale.

#4 i timori dell’Europa

Molto diverso l’atteggiamento dell’Unione Europea nei confronti dei due referendum. Là è molto spaventata, mentre qua le interessa poco. Anche perchè l’Europa promuove il decentramento amministrativo e l’Italia ha ancora uno degli assetti più centralisti d’Europa.

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#5 se vince il sì non succede la rivolta

Uno è più caliente, questo è molto più sobrio. Soprattutto negli effetti: il sì in Catalogna ha scatenato il finimondo, mentre se dovesse vincere il sì in Lombardia non cambierebbe nulla. Sarebbe semplicemente l’attestazione di un desiderio da parte del popolo lombardo di accedere a un livello superiore di autonomia. Perchè tale desiderio possa trasformarsi in realtà occorrerà percorrere un iter politico e legislativo tutt’altro che scontato. Se invece dovessero vincere i no allora è certo che la Lombardia manterrà definitivamente l’attuale status di autonomia.

#6 il fattore identitario

In Catalogna esiste un sentimento indipendentista che non è mai venuto meno nei secoli da quella che viene definita l’occupazione della regione da parte dello stato spagnolo. L’identità di popolo si esprime in diverse forme, tra cui una lingua che viene utilizzata in modo ufficiale. In Lombardia non esiste un sentimento indipendentista minimamente paragonabile. La Lombardia è deciso di fare parte dello stato italiano attraverso un plebiscito e anche se esiste una lingua, nessuno la usa.

#7 Madrid vs Roma

Loro odiano Madrid.


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