La rivoluzione delle città stato: ONU e Concilio d’Europa promuovono la loro autonomia

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Due pubblicazioni, “Eu Monitor/European Integration” della Deutsche Bank e “Cities in a global setting:
the growing autonomy of cities in the global legal order” di Janne E. Nijman, illustrano l’importanza assegnata all’autonomia delle città da parte di organismi istituzionali come ONU e Consiglio d’Europa. Riportiamo i principali estratti che Milano Città Stato ha tradotto in italiano. Grassetti e titoli li abbiamo inseriti noi.

1.LE AREE PIÙ AUTONOME SONO PIÙ RICCHE
Quasi tutte le aree che chiedono maggiori autonomia sono tra le più ricche nei loro rispettivi paesi e superano di molto la media nazionale di reddito pro capite. Tra gli esempi di reddito di città autonome in rapporto al reddito dello stato a cui appartengono ci sono Bruxelles +182%, Londra +167%, Amburgo +163% (tutte e tre città stato, ndr).
Mentre i principali paesi, come Spagna o Belgio, ad esempio, stanno devolvendo sempre più competenze su un livello locale, questo non è invece il caso dell’Italia.

2.LA GLOBALIZZAZIONE RICHIEDE UN RUOLO DA PROTAGONISTA DELLE GRANDI CITTÀ DEL MONDO
La globalizzazione contribuisce all’aumento dell’autonomia delle città che agiscono su scala globale. Queste città stanno sviluppando in modo sempre più indipendente relazioni economiche globali e competono tra loro per attirare investimenti stranieri in grado di rafforzare la loro economia locale ed incrementare i posti di lavoro. Competono anche sul turismo e sui grandi eventi. Più che luoghi passivi delle politiche nazionali sono dei protagonisti attivi della globalizzazione. Ma sono anche la sede delle sfide principali della nostra epoca: l’inquinamento atmosferico, l’immigrazione e la difesa dei diritti umani – per citarne solo alcuni – mostrano la loro dimensione umana nelle città. (…)
La rete internazionale di città globali – tra cui per esempio si possono considerare Bombay, Il Cairo, Londra, New York, Shanghai, San Paolo, Tokyo e Amsterdam – in queste città i processi della globalizzazione avvengono localmente.
Queste città mostrano di essere pronte a prendersi la responsabilità di risolvere localmente i problemi globali e di rappresentare nel mondo gli interessi dei loro cittadini.
Problemi globali come inquinamento, povertà, instabilità sociale e mancanza di coesione tra i cittadini, vengono percepiti in modo più forte e urgente nelle grandi città. Sotto un altro aspetto, in un’ottica più positiva, lo UN-Habitat (delle Nazioni Unite) conclude che “Le città possiedono il potenziale per massimizzare i benefici e per far fronte alle conseguenze negative della globalizzazione”. La globalizzazione colpisce le città e richiede che loro siano capaci di rispondere politicamente, amministrativamente e legalmente per assicurare buone condizioni di vita ai loro cittadini. Le città non possono più attendere di passare per livelli di governo nazionale o provinciale: un buon governo della città richiede che le città sviluppino relazioni transnazionali e operino su scala mondiale.

3.IL CONCILIO D’EUROPA PROMUOVE L’AUTOGOVERNO E IL DECENTRAMENTO AMMINISTRATIVO.
Il Concilio d’Europa ha adottato lo “European Charter of Local Self-Government” in cui promuove l’autogoverno locale e pertanto stimola i governi a dare alle città più autonomia rispetto allo Stato. Sia nel contesto globale che in quello dell’Unione Europea, il decentramento amministrativo è largamente promosso come strumento per fare da ponte tra le decisioni dei governi nazionali e le esigenze della popolazione. Il decentramento viene visto come elemento chiave per il buon governo, perchè stimola la democrazia e la partecipazione politica dei cittadini. Dal momento che i governi locali e regionali sono più vicini ai cittadini e più coinvolti in molte rilevanti decisioni politiche nella polizia e sicurezza, nell’istruzione, nella salute e nella lotta contro la povertà, rinforzarli è la strada per stimolare la democrazia e la difesa dei diritti umani.

4.PER L’ONU I GOVERNI LOCALI SONO UN VEICOLO DI DEMOCRAZIA E DI BUON GOVERNO.
All’interno delle Nazioni Unite – in particolare di UN-Habitat- si compiono molti sforzi per rinforzare i governi locali. Si potrebbe parlare di una filosofia di “decentramento e localismo” presente all’intero delle Nazioni Unite per dare più potere ai governi delle città. Nel prestigioso rapporto di Cardoso del 2004 “United Nations-Civil Society Relations”, si sono fatte numerose proposte in questo senso: “L’Assemblea Generale dovrebbe deliberare una risoluzione che definisca l’autonomia locale come un principio universale”. In quel rapporto si è proposto il coinvolgimento delle autorità locali nei processi delle Nazioni Unite.
I governi locali vengono definiti come veicoli di democrazia e di “buona amministrazione” in un mondo sempre più globalizzato. Questo supporto esplicito all’autogoverno locale e l’inserimento delle autorità locali nei processi delle Nazioni Unite rinforzano il potere dei governi cittadini.

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5.LE CITTA’ ACCRESCONO IL LORO POTERE VERSO GLI STATI
Stringere accordi internazionali non è più un privilegio degli Stati. In tutto il mondo le città stanno espandendo in modo significativo le loro relazioni transnazionali. Città grandi come Amsterdam, Atlanta, Kyoto, New York, Pretoria e altre ancora, hanno istituito uffici di Relazioni Internazionali o Affari esteri all’interno della loro amministrazione.
Questi uffici sono responsabili per missioni di commerciali, investimenti esteri, cooperazione internazionale, scambi culturali e per lo sviluppo della politica estera della città anche nelle relazioni con istituzioni globali, come l’ONU, le NGO e i network di città internazionali.
In Europa, così come nel resto del mondo, il numero di network di città cresce esponenzialmente. Alcuni sono nati per influenzare le decisioni del Consiglio d’Europa nella UE, altri si sono formati per scambiare informazioni e best practice in determinate aree. Secondo l’Agenda dell’ONU nell’ultima decade le città hanno aumentato notevolmente la loro autonomia dagli stati e la loro influenza a livello mondiale.

6.SEMPRE PIU’ CITTA’ ADOTTANO SUL LORO TERRITORIO LEGGI INTERNAZIONALI NON DELIBERATE DAGLI STATI DI CUI FANNO PARTE
Nel loro nuovo ruolo autonomo su scala globale, le città stanno sviluppando un approccio più diretto con la legge internazionale. Le città possono (i) implementare direttamente sul loro territorio delle leggi internazionali, (ii) partecipare in misura crescente a influenzare la definizione di normative internazionali e (iii) talvolta possono incorporare direttamente nella legislazione locale norme di diritto internazionale che vanno contro leggi nazionali. Spesso le città si uniscono per tutelare diritti civili, come è il caso della Child Friendly Cities Initiative (CFCI), un network mondiale di città, istituito per implementare nelle loro città la Convenzione dei diritti dei bambini delle Nazioni Unite. Un altro network di città è la Coalition of Cities against Racism and Discrimination dell’Unesco. La più importanti città europee sono rappresentate direttamente con propri uffici a Bruxelles per influenzare le decisioni politiche comunitarie. I network tra le città servono a potenziare tale influenza.
Uno sviluppo innovativo nelle relazioni tra governi nazionali e governi locali è l’inserimento di norme del diritto internazionale all’interno della legislazione cittadina. Alcune città hanno iniziato a “internalizzare” direttamente delle leggi internazionale, dando effetto a queste sul proprio territorio anche se il loro Stato non le contempla.
La città di New York ha adottato alcune norme sui diritti civili e ha istituito una sua commissione sui diritti umani che sono riconosciute a livello internazionali ma non lo sono negli Stati Uniti che, ad esempio, non hanno ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sulla lotta alla discriminazione delle donne (CEDAW), convenzione che è stata invece adottata dalla città.
Un altro grande esempio di aumento dell’autonomia delle città è l’iniziativa del sindaco di Seattle, Greg Nickels, nella lotto contro l’inquinamento atmosferico. Deluso dalla mancata ratifica del protocollo di Kyoto da parte del Presidente Bush, il sindaco ha dato applicato il protocollo su tutta l’area di Seattle, in termini di riduzione delle emissioni di inquinanti. Centinaia di città hanno seguito questo esempio.

7.L’’AUTONOMIA DELLE CITTA’ E’ UNA RICCHEZZA DA TUTELARE

La ricerca delle città di avere più autonomia, autorità e responsabilità nei confronti del loro stato e su una scala globale, richiede delle risposte normative. Il decentramento può diventare un prezioso ed efficace contraltare della globalizzazione solo se le istituzioni internazionali, come l’ONU (UN-Habitat), UNACLA, e Consiglio Europeo, fanno seguito al supporto dell’autonomia locale e l’autogoverno delle città con un insieme di norme che assieme alla sostenibilità, alla sussidiarietà, equità, efficienza, trasparenza e partecipazione dei cittadini, inseriscano l’autonomia delle città tra i diritti umani fondamentali.

Fonti: “Eu Monitor/European Integration” della Deutsche Bank e “Cities in a global setting:
the growing autonomy of cities in the global legal order” di Janne E. Nijman.

Traduzione ad opera di milanocittastato.it


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