Expo Milano: tre anni dopo… cos’è rimasto?

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Il Primo Maggio cade il terzo anniversario dall’inaugurazione della grande Esposizione Universale. Sembra ieri che Milano faceva il conto alla rovescia sulla inaugurazione e gli occhi del mondo (e dei malpensanti) erano puntati su traversie legali, ministri in livrea in arrivo, padiglioni incompleti.

EXPO 3 anni dopo: cos’è rimasto, a Milano, della grande esposizione? Noi abbiamo trovato almeno 10 punti che ne rappresentano l’eredità. 

#1. Un’area smantellata in cerca di una nuova anima… gelata

La grande area Expo è ora al centro di nuovi progetti ambiziosi. Molti sognano campus universitari avveniristici e grandi zone ricreative.
In totale, i padiglioni erano 54.

Al 1° aprile 2016 ne erano stati smantellati appena 26 – Austria, Bielorussia, Colombia, Corea del Sud, Indonesia, Iran, Malesia, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Spagna, Svizzera, Thailandia, Uruguay, Slovacchia, Ecuador, Germania, Kuwait, Israele, Turchia, Cina, Lituania, Oman, Giappone, Slovenia, Marocco, Argentina -. In corso, allora, c’era lo smontaggio di 14 strutture (le prime 4 in fase iniziale e le ultime 4 in fase finale): Azerbaijan; Brasile; Cile; Moldavia; Angola; Emirati Arabi; Francia; Belgio; Kazhakistan; Qatar; Russia; Regno Unito; Monaco; Irlanda.Con l’aggiunta degli stand di Algida, Birra Moretti, Don Bosco e Save the Children (fonte:Wilditaly.net).

Ancora un anno dopo, molti di essi giacevano raminghi e un po’ annoiati, ben fotografati anche da Elena Galimberti (galleria) che a Expo ha lavorato e si è innamorata del senso universale di questa manifestazione.

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Altri, come nel caso del Padiglione dell’Uruguay, rivivono in nuove forme, sempre nel nostro paese. Avreste mai pensato di ritrovarlo, oggi, nelle vesti di ristorante etnico in Via Saronnino, 1 a Origgio, Varese!? (foto)

Qualcun altro, invece ha colto la palla (di neve) al balzo. E’ il caso di uno sponsor privato che, lo scorso inverno, ha fatto di questa nuova Area 51 di Milano il set del trampolino da sci più e snowboard più grande del mondo. Una competition polare che, per qualche giorno, ha fatto tornare a battere il cuore di questo grande ambiente dismesso.

foto di repertorio
foto di repertorio

#2. Nuove panchine, come quelle in zona 4 (corso XXII Marzo)

Sono quelle della Germania, che oggi fanno bella mostra di loro nel Giardino delle culture di via Morosini, sotto il murale con cuore dell’artista Millo.


A dire il vero, la prima destinazione delle panchine pare fosse un’azienda specializzata in allestimenti. A cambiare la meta finale fu, invece, una lettera del Comune di Milano ai Paesi ospitanti, riportante l’invito a cedere alcuni arredi alla città. Così avvenne ed ora le panchine servono a tutti.

#3. Le code

Farà ridere, qualcuno sarà sdegnato, ma di fatto le code interminabili fuori dal Padiglione del Giappone sono entrate così nell’immaginario comune da aver introdotto – per fortuna – un buon costume (anche) negli italiani. Dopo essersi allenati per ore e ore, ora anche negli altri macro eventi di punta – su tutti, il Fuorisalone – i milanesi attendono pazientemente il loro turno senza ‘scavallare.

#4. I visitatori internazionali

Ma quanto è bello (continuare) a sentire un sacco di lingue e idiomi da ogni parte del mondo, a Milano?

#5. Un sacco di nuove costruzioni

Expo ha lanciato la moda, Milano non si è più fermata.
Dopo il Bosco Verticale ecco la rinascita di Torre Galfa, le super suite di Libeskind alla ‘Fedez’ (foto) con vista sulle nuvole di Porta Nuova, la grande vela Zaha Hadid in compimento, il salvadanaio di Fondazione Prada, e poi Osservatorio Prada sopra Galleria Vittorio Emanuele… Milano tende verso l’alto, e tutti stanno con il naso in su.


#6) La darsena

Prima c’erano i topi, ora si naviga con vista su bistrot, panchine, ponticelli dai sospiri d’amore. E qualcuno è pure tornato a pescare…

#7) Tanti nuovi quartieri

Via Padova ora si chiama NoLo.

Viale Monza include SoS  e Martesangeles, con la Silicon Valley nostrana.

I milanesi si sono accorti che esistono le 5 vie e tutto il patrimonio storico tra Piazza Cordusio e Piazza Santo Sepolcro.

Lodi-Porta Romana erano da rifuggire, fino a qualche tempo fa. Ora Prada, LVHM, Bottega Veneta hanno fatto importanti investimenti, e anche i writers internazionali, come Zed, si contendono i muri per far rifiorire la città (foto: via Brembo, Madama Hotel Bistrot)

Isola…. chi? Il luogo più desolato degli anni ’90 è la nuova mecca di bikers, esperti di moda, designer, intellettuali. Quest’anno è diventata pure una Design District con tanto di prima Design Week. Proprio come Ventura-Stazione Centrale, e chi l’avrebbe mai detto!

#8. Da Padiglione Coca Cola a…

…un campo da basket! Si tratta del Parco Robinson, tra via Moncucco e via Famagosta.
Il parallelepipedo di 35 metri per 20, alto 12 metri, capace di coprire in tutto 1000 metri quadrati (ne avevamo parlato qui) è divenuto il cuore di un progetto articolato,’ParkMI’, composto da 240 giornate di attività ricreative, ludiche e sportive.

Dal 13 maggio al 30 dicembre 2017, eventi e operatori professionali animeranno il quartiere per diffondere la cultura dell’inclusione e della cittadinanza attiva, come incontri di quartiere, laboratori ludico-didattici, tornei di street basketball, mostre, fino alle giornate di sport e animazione dedicate alle famiglie (calendario completo su www.progettoparkmi.it).

#9. L’Albero della Vita… una nuova spiaggia (nel vero senso del termine)

Qualcuno lo voleva in Piazzale Loreto, e non è stato ancora smantellato.

Qualcun altro l’ha progettato in versione Lego, ma la verità che l’unico e inimitabile Albero della Vita si vede ancora dall’autostrada.

La scorsa estate è diventato – inimmaginabile a dirsi – il set della spiaggia all’aperto più lontana da Milano, ma più affollata dai milanesi. Un ricco calendario di appuntamenti, tra concerti e proiezioni di partite di calcio, ha riadattato l’area Expo in un ‘parco Experience’ fuori dal comune (in effetti, siamo già a Rho).

 

#10. Il sindaco

Beh, senza Expo, difficilmente Beppe Sala sarebbe sindaco.


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Paola Perfetti
Giornalista, content editor, pr, social media manager. Dopo aver avviato alcune start up editoriali ho preso l'arte – in cui sono laureata – e non l'ho messa da parte: nel 2009 ho fondato Milanoincontemporanea.com. Perché sono innamorata cotta di Milano.